di Jeff Hoffman
Il crescente uso della rotta artica per facilitare il commercio reciproco fra Russia e India è stato, martedì 28 marzo, l’oggetto dell’incontro tenutosi a New Delhi fra il ministro russo per lo sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, Alexiei Chekunkòv, e il ministro della navigazione indiano, Sarbanda Sonowal. Il vice primo ministro russo Alexander Novak, martedì stesso, ha dichiarato che la Russia deve concentrarsi sull’aumento delle esportazioni di energia verso i cosiddetti paesi “amici”, affermando anche che nel 2022 le forniture di petrolio russo verso l’India sono aumentate di 22 volte. La Russia aveva in passato espresso più volte la volontà di espandere l’uso della rotta artica che, fra l’altro, abbrevia le distanze fra Asia orientale ed Europa.
New Delhi, procurando ulteriori grattacapi agli Stati Uniti, ha evidentemente guardato al futuro prendendo accordi in tal senso con Mosca.
Il dato di fatto è che l’India ha sostituito il Vecchio Continente come principale acquirente di petrolio russo via mare.
Sempre guardano avanti, infatti, il paese del Mahatma Gandhi ha anche predisposto un quadro per regolare gli scambi commerciali con la Russia in rupie indiane qualora sopraggiungessero ulteriori sanzioni a cui, comunque, nonostante le pressioni bideniane, New Delhi non ha aderito.
Così, mentre il capo della colonia italica Giorgia Meloni intrattiene telefonate con Volodymyr Zelensky, la diplomazia extracomunitaria pianifica gli equilibri economici e commerciali del futuro. Un nuovo mondo è possibile ma il governo del Belpaese, al comando di Washington, preferisce la guerra.