di Fabio Belli
L’economia dell’Eurozona è entrata in recessione tecnica nei primi tre mesi del 2023.
Ad affermarlo è l’agenzia statistica europea Eurostat, dopo le revisioni al ribasso della crescita sia nel primo che nell’ultimo trimestre del 2022. L’agenzia ha altresì reso noto uno 0,1% in meno per la spesa delle famiglie e uno 0,3% per la spesa pubblica. L’unico dato confortante arriva dall’occupazione, stimata in crescita allo 0,6% nel primo trimestre dallo 0,3% nel quarto trimestre del 2022. Sebbene sotto l’occupazione vengano annoverati contratti precari e non si consideri spesso la forza di lavoro inattiva, il dato è cresciuto in tutti i paesi ad eccezione di Grecia, Lituania e Slovacchia.
Sempre dai dati si evince che il PIL dei paesi della zona euro è diminuito dello 0,1% nel primo trimestre di quest’anno rispetto all’ultimo del 2022 ed è aumentato dell’1% rispetto all’anno precedente. Oltre a Germania e Irlanda, il PIL è diminuito su base trimestrale anche in Grecia, Lituania, Malta e Paesi Bassi. Non a caso il risultato è dovuto principalmente alle revisioni effettuate dall’ufficio statistico tedesco che evidenziava una recessione ad inizio 2023 per la cosiddetta “locomotiva d’Europa”.
Secondo la società di ricerca londinese, Capital Economics, le prospettive per l’economia dei paesi che adottano l’Euro sarebbero scarse e vedrebbero una probabile nuova contrazione nel secondo trimestre a causa dell’impatto dei tassi di interesse più elevati. Di diverso avviso la società S&P che prevede una ripresa a breve e, magari, un rallentamento a partire da fine anno.
Tra dati discordanti sugli scenari futuri non rimane altro che dire: “andrà tutto bene!”