di Gionata Chatillard
Dopo un anno e mezzo di sostanziale inattività, il Consiglio Euro-Artico di Barents (BEAC) sembra ormai essere giunto al capolinea. Il Ministero degli Esteri russo ha infatti annunciato ufficialmente la decisione di abbandonare l’organizzazione, creata nel 1993 al fine di promuovere la cooperazione fra i paesi della regione. Proprio questo autunno, Helsinki avrebbe dovuto passare il testimone della presidenza a Mosca. Ciononostante, il Governo russo ha fatto sapere che la Finlandia non ha confermato la sua intenzione di cedere la leadership dell’organismo, motivo per cui il Cremlino ha deciso di ritirarsi dal Consiglio.
La rinuncia di Mosca non significa tuttavia un indietreggiamento sul fronte artico, anzi. In questi giorni l’Esercito russo ha effettuato una massiccia esercitazione militare nei mari di Bering e Chukotka. Obiettivo delle manovre -alle quali hanno preso parte 10.000 uomini e una cinquantina di mezzi navali e aerei- era quello di blindare le rotte del Mare del Nord. Da qui sono passate l’anno scorso 34 milioni di tonnellate di merci, ma la Russia intende raddoppiare questa cifra nel 2024 e moltiplicarla per 7 volte entro 10 anni.
Nonostante da Mosca assicurino che l’Esercito russo sia perfettamente in grado di garantire da solo la sicurezza di questa rotta, negli ultimi giorni la stampa del paese euroasiatico ha ventilato la possibilità che il Cremlino possa anche autorizzare pattugliamenti cinesi. Pattugliamenti che potrebbero rendersi necessari nel caso di una maggiore assertività occidentale nella regione artica. Non a caso, un aereo da ricognizione statunitense è stato intercettato ieri da un caccia russo proprio sopra il Mare di Barents. Secondo Mosca si è trattato di “prevenire una violazione dei confini di Stato”. Ma forse è stato solo un piccolo assaggio di quello che negli anni a venire potrebbe trasformarsi in un vero e proprio conflitto per controllare le rotte più settentrionali del pianeta.