di Fabio Belli
Non si placano gli attacchi alle basi statunitensi nel Medio Oriente. Ieri, 8 gennaio, a essere preso di mira è stato il complesso petrolifero di al-Omar nel nord-est della Siria.
Lo ha riferito un corrispondente del canale televisivo libanese Al Mayadeen, secondo il quale l’offensiva sarebbe avvenuta in risposta a un precedente attacco statunitense contro un camion in transito attraverso il valico di al-Qaem al-Bukamal tra Iraq e Siria.
Secondo quanto riferito, per colpire la base petrolifera sarebbero stati lanciati circa 30 razzi, provenienti dal territorio siriano, che avrebbero danneggiato la struttura a est del fiume Eufrate. Attacchi simili erano stati condotti sempre verso gli insediamenti statunitensi ad Al-Rukban e di Al-Tanf.
Se prima queste basi venivano considerate illegali solo da Damasco, ora anche Baghdad starebbe lavorando per porre fine a un mandato precedentemente concordato con Washington. Nei giorni precedenti i Mujaheddin iracheni avevano preso di mira un obiettivo vitale nella città israeliana di Haifa, utilizzando un missile a lungo raggio. Un attacco che era stato confermato dal portavoce del Movimento iracheno Al-Nujaba, Hussein Al-Moussawi, motivando l’offensiva a causa del sostegno incondizionato degli Stati Uniti a Israele.