di Gionata Chatillard
Si inaspriscono sempre di più le relazioni fra Stati Uniti e Cina, sia dal punto di vista militare che da quello commerciale. Sul primo di questi 2 versanti, a preoccupare Washington c’è l’annuncio di Pechino di voler inviare 2 navi da guerra in Cambogia e a Timor Est. Le imbarcazioni in questione dovrebbero trattenersi in questi paesi da metà maggio a metà giugno, con l’obiettivo di addestrare le truppe locali e rafforzare i vincoli di sicurezza bilaterali. Vincoli che sembrano decisamente solidi per quanto riguarda la Cambogia, che ha recentemente demolito le strutture militari precedentemente messe in piedi dagli Stati Uniti per ricostruirle da zero con l’aiuto di Pechino.
È anche per contrastare questa alleanza che Washington sta puntando con forza sul coinvolgimento delle Filippine nel contenimento della Cina. Dopo il Quad, alleanza che comprende Stati Uniti, Australia, Giappone e India, la Casa Bianca sta infatti già pensando allo Squad, che riprodurrebbe lo stesso schema sostituendo Nuova Delhi con Manila. Fare entrare entrambi questi paesi nella stessa alleanza era probabilmente l’obiettivo iniziale di Washington, che avrebbe in seguito dovuto ripiegare su questo secondo gruppo di nazioni senza la partecipazione dell’India. L’istituzionalizzazione dell’alleanza Squad dovrebbe quindi essere solo una questione di tempo e proietterebbe definitivamente Manila come una pedina fondamentale per gli interessi statunitensi nel nel Mar Cinese Meridionale, dove Nuova Delhi non sembra essersi mostrata troppo disposta a mettere i bastoni fra le ruote a Pechino.
Ma mentre sorgono nuovi partenariati di Difesa, non si risparmiano cannonate neanche sul versante della guerra commerciale. Sono infatti sempre di più i dazi occidentali che colpiscono le esportazioni cinesi. Gli ultimi, anticipati dalla stampa statunitense, dovrebbero riguardare il comparto green, in particolare le auto elettriche e i pannelli solari. Nel caso dei veicoli, la Casa Bianca avrebbe intenzione di portare i dazi dal 25% attuale ad addirittura il 100%. Un rimedio estremo per evitare che l’industria automobilistica statunitense faccia la fine di quella solare, praticamente decimata negli ultimi anni dalle importazioni cinesi.
La decisione di Washington, però, difficilmente rimarrà senza risposta. Secondo diversi analisti, nel mirino di Pechino potrebbe presto finire la Tesla. Per il momento, il Ministero degli Esteri cinese ha commentato l’aumento dei dazi dicendo che “dopo il danno”, Washington è passata “all’insulto”. Motivo per cui la Repubblica Popolare potrebbe presto aprire nuove corsie preferenziali con la Russia, a cominciare dalla possibile riattivazione del gasdotto transmongolico Power of Siberia 2, ormai da anni in fase di stallo. Di questo e altro parleranno Xi Jinping e Vladimir Putin nelle prossime settimane, quando il presidente russo si recherà a Pechino in visita ufficiale.