di Jeff Hoffman
Sempre più caldo il fronte della società civile sarda a difesa del già militarmente deturpato territorio marino e terrestre dell’isola.
Nella notte tra lunedì e martedì sono andati distrutti circa duemila pannelli fotovoltaici di proprietà della multinazionale polacca Greenvolt Power.
L’incendio è divampato all’interno del cantiere della società Green and Blue di ‘Serra Tuili’, a Garganu, nel sud della Sardegna.
Pochi giorni prima, il 26 agosto, era stata vandalizzata una pala eolica installata in provincia di Nuoro, mentre, nella notte tra il 29 e il 30 agosto, era stato appiccato un incendio con bottiglie incendiarie nel sito della Vestas, a Villacidro, dove è in corso la realizzazione di un parco eolico.
In seguito a mesi di proteste iniziate contro gli espropri dei terreni e definite “la rivolta degli Ulivi”, il malcontento della popolazione sarda è aumentato fino all’inizio dell’estate.
Nel mese di luglio è partita dal presidio nel porto di Oristano una raccolta firme, “Pratobello 24” concepita per fermare i parchi eolici e fotovoltaici nell’isola in assenza di un adeguato piano energetico regionale. 10mila le firme raccolte soltanto nei primi giorni.
Dopo aver boicottato il progetto Galsi, il gasdotto Algeria-Sardegna-Toscana previsto 10 anni fa ma contrastato da una campagna mediatica alquanto sospetta, il governo Meloni ha adesso imposto la devastazione del territorio per produrre energia con pannelli solari e impianti eolici.
E il piano Draghi va.