di Margherita Furlan
A San Pietroburgo si sono riuniti i paesi Brics+ (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran, Etiopia) per discutere dei temi legati alla sicurezza nel nascente ordine multipolare. Il segretario del Consiglio di sicurezza e già ministro della Difesa della Federazione Russa, Sergej Shoigu, che presiede il vertice, ha incentrato i colloqui sull’idea di superamento dell’ordine imposto al mondo dal cosiddetto Occidente collettivo. Il portavoce del Cremlino, Dmitrj Peskov, ha reso noto che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe incontrare singolarmente i delegati presenti all’evento. Il 14° summit Brics sulla sicurezza testimonia che Mosca – seppur ostracizzata dalle cancellerie euroatlantiche – non è affatto emarginata dai paesi extra-occidentali.
Intanto, la Germania si è unita alla Spagna nella richiesta di abbandonare i dazi dell’Unione Europea sulle auto elettriche prodotte nella Repubblica Popolare Cinese. Dall’annuncio del provvedimento il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez è stato il primo leader europeo – dopo la sua visita a Pechino – a chiedere un cambiamento di rotta. Anche il premier della Svezia, Ulf Kristersson, ha espresso dubbi sulle sanzioni e messo in guardia circa i rischi di una guerra commerciale globale. L’Ue dovrebbe votare entro ottobre per decidere se procedere. Nel caso in cui 15 Stati su 27 votassero contro, la Commissione europea sarà costretta a ritirare la misura.
La presenza della portaerei Cavour a Tokyo ha confermato comunque la partecipazione italiana ai progetti americani contro la Repubblica Popolare. Le nuove attività economiche e securitarie di Pechino nei paesi africani dovrebbero invece ricordare a Roma che è prioritario concentrarsi sul Mediterraneo allargato. A meno di non cercare il suicidio.