Anche Mosca punta sulla tecnologia del controllo
Mosca è divenuta una delle città tecnologicamente più avanzate in termini di controllo. Questo, in estrema sintesi, è quanto ha spiegato con un certo orgoglio il primo cittadino moscovita, Sergeij Sobyanin.
“Nel contesto di una minaccia epidemiologica come quella in cui ci troviamo, un metodo di pagamento che ti permetta di oltrepassare i tornelli della metropolitana senza toccare niente è sicuramente più sicuro” ha spiegato il sindaco.
Dalla stampa internazionale si evince che la tecnologia “face pay” è stata particolarmente apprezzata dal premio internazionale TechFest dove la tecnologia russa ha ricevuto la candidatura a due premi speciali: miglior uso delle tecnologie nel campo dell’Intelligenza Artificiale e leader nelle infrastrutture e trasporti. C’è da precisare che il sistema di pagamento facciale della metropolitana non è l’unico a cui i cittadini moscoviti possono ricorrere per pagare il biglietto, acquistabile anche con denaro in contanti e con le carte. Stando alle previsioni degli esperti ci vorranno due o tre anni per raggiungere il 10/15% dei pagamenti facciali; nel frattempo, spiegano da Mosca, “ci prepariamo ad adeguare il numero di tornelli predisposti a questa nuova forma di pagamento”. A preoccupare i cittadini moscoviti è la questione della privacy sulla quale le rassicurazioni non sembrano ottenere l’effetto desiderato.
Dalla Russia al Pakistan e dalla Finlandia agli Stati Uniti passando dall’India, l’uso dei dati biometrici volti al controllo di massa sono ormai entrati nella vita quotidiana di miliardi di persone.
Mentre città come Torino, Como e Udine hanno già approvato progetti per l’uso del riconoscimento facciale, il Parlamento Europeo ha appena adottato una risoluzione, votata da 377 parlamentari contro 248 contrari e 67 astenuti, che vieterebbe l’uso del riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Nel frattempo, anche l’ONU ha chiesto una moratoria sull’uso delle tecnologie potenzialmente più rischiose. Già ad agosto, in seguito al caso Pegasus, gli esperti delle Nazioni Unite avevano proposto una moratoria ma, intanto, i registi occulti del Grande Reset hanno largamente ignorato qualunque regola e raccomandazione. I nostri dati sono quindi ormai parte delle banche dati post pandemiche.
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