di Gionata Chatillard
Il ministro della Difesa Yasukazu Hamada ha ordinato questo fine settimana all’Esercito giapponese di tenersi pronto per abbattere razzi o satelliti spia provenienti dalla Corea del Nord. La decisione, che arriva dopo numerosi test balistici effettuati da Pyongyang intorno all’arcipelago nipponico, si tradurrà nell’immediato invio di batterie anti-missile nella Prefettura di Okinawa e nello schieramento di diversi cacciatorpediniere nelle acque controllate da Tokyo.
A mettere in allarme il Governo giapponese sono state le parole di Kim Jong-un riguardo al lancio del primo satellite spia militare nordcoreano. Pyongyang ha evitato di fornire tempistiche precise, ma il leader del paese asiatico ha assicurato che il dispositivo è già stato costruito ed è praticamente pronto per essere messo in orbita.
Tokyo aveva deciso di non rispondere ai recenti lanci di missili da parte della Corea del Nord, anche quando questi sarebbero caduti -almeno secondo i resoconti occidentali- nelle sue acque territoriali. Una scelta fatta non solo per scongiurare l’escalation, ma anche per evitare possibili errori da parte dell’Esercito nipponico, evidentemente non troppo sicuro dei propri mezzi di Difesa. Quella comunicata adesso dal Governo giapponese è dunque una svolta strategica che intende tracciare una vera e propria linea rossa, superata la quale l’Esercito aprirà d’ora in poi fuoco.
Nell’annuncio fatto dal ministro della Difesa, si specifica che la risposta armata ci sarà solo nel caso in cui le forze armate ritengano che razzi o pezzi di satelliti possano effettivamente cadere sul territorio nipponico. Un’eventualità che potrebbe portare a una velocissima escalation nel Mar del Giappone. Anche perché la Corea del Nord ha già avvertito che considererà come una “dichiarazione di guerra” qualsiasi attacco contro le proprie armi strategiche.