di Elisa Angelone
Il 9 maggio si avvicina, giornata in cui i paesi del cosiddetto blocco orientale festeggiano la vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista in quella che in Russia viene chiamata la Grande Guerra Patriottica. Una giornata importante che ad oggi, a più di un anno di un conflitto che ha tutti i presupposti per diventare manifestamente “mondiale”, assume un significato ancora più amplificato. Mosca, infatti, ha più volte dichiarato come la guerra attualmente in corso sia una lotta non contro gli ucraini, bensì contro il regime nazista alla guida del Paese per mano straniera.
Lo scorso febbraio un gruppo di deputati ucraini ha presentato al parlamento, la Verkhovna Rada, un progetto di legge volto ad abolire i festeggiamenti del 9 maggio con l’intento dichiarato di “de-comunizzare” il Paese. Al suo posto verrà commemorata la fine della seconda guerra mondiale il giorno 8 maggio, come nei Paesi occidentali. Mentre Mosca lascia intatta dinanzi alle mura del Cremlino la stele di Kiev ricordandola, tra le altre, una delle “città eroiche” della resistenza all’invasione nazista.
Ma i Baltici seguono a ruota. E’ dello scorso 20 aprile, infatti, la notizia secondo cui anche la Lettonia avrebbe vietato le celebrazioni della Giornata della Vittoria per prevenire eventi che minano i valori occidentali e “promuovono false coperture degli eventi storici” invece di mostrare solidarietà all’Ucraina. Nel vicino Kazakistan i festeggiamenti della Giornata della Vittoria sono stati annullati poiché non rappresenterebbero una priorità.
In Russia gli eventi in occasione della Giornata della Vittoria saranno comunque ridimensionati per “ragioni di sicurezza”.
Non si svolgerà, infatti, la tradizionale marcia del Reggimento Immortale che ogni anno vedeva sfilare nelle strade della capitale veterani e milioni di persone con i ritratti dei propri cari morti durante la guerra contro il regime nazista. In diverse regioni della Federazione Russa, tra cui la Crimea, verranno utilizzati “altri formati” per la processione, come ad esempio il caricamento della foto dei propri cari online o l’esposizione dei ritratti dei caduti sui finestrini della propria auto oppure presso determinati monumenti. In alcune città di confine, come Belgorod, è stata annullata persino la parata. Mentre a Mosca l’unico leader straniero che prenderà parte agli eventi del 9 maggio sarà il presidente del Kirghizistan, Sadyr Japarov.