di Fabio Belli
“La Moldavia sta seguendo lo scenario ucraino, censurando i media di opposizione e facendo pressioni sulla chiesa”.
È quanto ha affermato l’ex presidente della Moldavia, Igor Dodon, durante un’intervista al canale televisivo Rossiya 24.
Dodon ha messo in risalto il provvedimento del dicembre 2022, quando le autorità moldave avevano sospeso le licenze dell’opposizione e dei principali canali televisivi in lingua russa etichettando le loro linee editoriali sugli eventi nel paese e in Ucraina come disinformazione. Il ministero degli Esteri russo aveva a suo tempo commentato la decisione di Chisinau come un atto di censura politica, aggiungendo che tali azioni fossero un oltraggio al principio del pluralismo dei media e una grave violazione del diritto alla libertà di accesso alle informazioni.
“Quello che abbiamo visto nel paese vicino: la lotta contro la lingua russa, la chiusura dei canali televisivi dell’opposizione, pressioni sull’opposizione, dichiarazioni sulla necessità di aderire alla NATO, pressioni sulla chiesa, sono le stesse cose che stanno cercando di fare nella repubblica della Moldavia ancor più velocemente di quanto avvenuto in Ucraina”, ha detto Dodon.
La Chiesa ortodossa di Moldavia, suddivisa in sei diocesi con 1,300 parrocchie, è parte autonoma della Chiesa ortodossa russa ed unisce il 70% degli abitanti della Moldavia e della Transnistria.
Nel frattempo, secondo gli ultimi sondaggi, quasi il 65% dei cittadini moldavi vorrebbe sviluppare relazioni economiche con la Russia con oltre il 60% favorevole a strette relazioni, il 21% ritiene tuttavia che siano necessarie almeno relazioni neutrali. Ciononostante, dal 2022 Chisinau ha congelato le relazioni con Mosca, mantenendo solo le missioni diplomatiche.