di Jeff Hoffman
La mobilitazione in occasione del quarto compleanno di Julian Assange in stato di detenzione è internazionale. Presidi e manifestazioni stanno avendo luogo a Roma, Londra, Parigi, New York, Buenos Aires e decine di altre città. Parola d’ordine: fate cadere le accuse.
Insieme alla Federazione Nazionale della Stampa si sono attivati altri 19 sindacati europei di giornalisti mentre Stella Assange e i due figli del giornalista venivano ricevuti in udienza privata dal Papa.
A un passo dall’estradizione negli Stati Uniti, firmata un anno fa dal segretario agli Interni Priti Patel, gli avvocati di Assange hanno presentato un ulteriore appello alla Corte inglese.
Se accettato, il caso potrebbe procedere a un’udienza pubblica davanti a due nuovi giudici dell’Alta Corte. Se respinto, Assange potrebbe essere immediatamente estradato negli Stati Uniti.
La speranza è rivolta verso la Corte Europea dei Diritti Umani perché 18 sono i capi d’accusa contro il giornalista accusato di aver violato l’Espionage Act, legge sullo spionaggio emanata nel 1917 dopo l’ingresso degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale. 175 anni di pena è la condanna che, secondo la legge, il belligerante impero a stelle e strisce potrebbe infliggere al giornalista fondatore di Wikileaks per aver svelato i crimini di guerra messi in atto dalla Casa Bianca e dai suoi vassalli.
Nota la costruzione delle prove false messe insieme dall’FBI contro il giornalista mentre il braccio internazionale dei servizi statunitensi, la CIA, pianificava il suo sequestro dall’ambasciata ecuadoriana di Londra con lo scopo di eliminarlo.
Julian Assange rischia 175 anni di carcere perché ha mostrato, oltre alle prove di centinaia di omicidi commessi dai militari, numerosi reati e violazioni perpetrati da Hillary Clinton in qualità di segretario di Stato.
A essere sepolto dietro le mura delle prigioni britanniche non vi è soltanto il destino di Julian Assange ma quello del giornalismo e del diritto a essere informati.