di Beatrice Silenzi
Con buona pace dei fratelli Grimm che la pubblicarono nel 1812 e della versione cinematografica del 1937, la celeberrima “Biancaneve e i 7 nani” è da rivedere ed anche questa fiaba finisce nel mirino della nuova ideologia woke, detta anti-razzista, che cancella inesorabilmente tutto quello che appare discriminatorio.
Che Biancaneve fosse un bersaglio utile, avremmo dovuto intuirlo, dal momento che, in nome del “politicamente corretto”, lo scorso anno, l’attore Peter Dinklage, affetto da nanismo, aveva definito “sconcertante” la presenza dei 7 nani quali comprimari della celebre favola, facendo riferimento al nuovo film della Disney, in uscita il prossimo anno.
Firmata dalla sceneggiatrice e regista Greta Gerwig, la pellicola ha come protagonista una Biancaneve ispanica, come si vede nelle foto delle riprese in Inghilterra, in cui l’attrice, Rachel Zegler, è americana di origini colombiane.
Al posto dei 7 nani vi sono creature magiche, diverse per dimensioni ed etnia (anche se, a dire il vero, un nano c’è!).
Altra modifica sostanziale: è stato silurato anche il Principe Azzurro!
Sì, perché neppure Biancaneve ha bisogno di un uomo che arrivi su un cavallo bianco per realizzare i suoi sogni. Quelli del “politically correct” sostengono che sono modifiche necessarie per attualizzare una storia datata. La stessa protagonista ha dichiarato che “rispetto a 85 anni fa, oggi Biancaneve è una giovane donna che vive la sua vita a prescindere dal fatto che ‘Un giorno il suo principe verrà’” e, come accade ormai da alcuni anni, le protagoniste Disney sono più concentrate su loro stesse che non sull’amore romantico.
Resta una domanda. Perché realizzare proprio “Biancaneve” se non la si può raccontare così come è stata scritta?