di Gionata Chatillard
Conti correnti chiusi senza un apparente motivo. Se ne sente parlare sempre più spesso sui social network, ma i casi che vengono ripresi dalla stampa mainstream sono solo una manciata. Il muro del silenzio viene sfondato solo quando la vittima è una personalità di spicco o quando la misura riguarda un gran numero di persone, come successe ai camionisti canadesi che un anno e mezzo fa protestavano contro le restrizioni sanitarie imposte dal Governo.
A salire alla ribalta della cronaca negli ultimi giorni è stato invece il caso di Nigel Farage, famoso per aver guidato la crociata per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’ex politico britannico ha denunciato la chiusura improvvisa del suo conto da parte dello storico istituto di credito inglese Coutts, che fra i suoi clienti ha diversi membri della famiglia reale e della Londra bene. La decisione della banca, che in un primo momento sembrava dovuta a questioni meramente economiche, si è poi rivelata totalmente ideologica. Farage ha infatti chiesto e ottenuto da Coutts il dossier sul suo caso, dalle cui pagine si evince che l’ex politico britannico è stato privato del suo conto non solo per le accuse riguardanti presunti finanziamenti ricevuti dalla Federazione Russa, ma anche per la sua posizione sulla Brexit e per i suoi commenti positivi su personalità come Donald Trump e Novak Djokovic. “Anche se non ci sono state condanne penali”, si legge nel documento della banca, “i commenti di Farage non sono in linea con i valori dell’istituzione”, motivo per cui metterebbero a rischio la sua “reputazione”.
Sebbene Coutts neghi che si tratti di una “decisione politica” e dichiari di essersi limitata a difendere l’ “inclusività”, la faccenda sembra in realtà catalogabile come un vero e proprio delitto di opinione. Un reato che però non è stato giudicato da nessun tribunale, se non da quello della banca in questione. Così come è d’altronde successo al blogger danese Hadmut Danisch, che si è visto recentemente bloccare il conto dalla Deutsche Bank dopo aver definito “grassa” un’esponente dei Verdi tedeschi. Caso molto simile a quello del reverendo britannico Richard Fothergill, il cui conto è stato congelato dopo qualche suo commento contro l’ideologia LGBT.
La lista potrebbe continuare a lungo, includendo anche pubblicazioni online come il Daily Skeptic, bandito da PayPal per presunto “incitamento all’odio”. O associazioni come UsForThem, che negli anni del buio pandemico si era messa di traverso sulla chiusura delle scuole. Senza poi contare tutti i casi che rimangono confinati nel silenzio più assoluto, e le cui vittime non possono fare altro che sottostare a decisioni prese da entità private che si arrogano il diritto di stabilire i limiti di cosa sia lecito pensare o meno.