di Margherita Furlan e Fabio Belli
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il leader dell’opposizione Benny Gantz hanno concordato di formare un governo di unità nazionale per la durata della guerra di Israele contro Hamas. Alla guida del gabinetto di “gestione della guerra” ci saranno il premier Benjamin Netanyahu, il ministro della difesa Yoav Gallant, il leader del partito centrista “Unione Nazionale” Benny Gantz, che finora era all’opposizione, l’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot ed il ministro per le questioni strategiche Ron Dermer. Secondo quanto dichiarato l’esecutivo non approverà nessuna legislazione o risoluzione, tranne quelle direttamente legate alla guerra. Spicca dunque il blocco della riforma della giustizia intrapresa da Netanyahu che aveva scatenato forti proteste popolari.
Fioccano intanto nel mondo le reazioni.
Hezbollah ha accusato gli Stati Uniti di sostenere «il terrorismo israeliano» e ha affermato che l’invio della portaerei americana nel Mediterraneo «rivela la debolezza dell’apparato militare sionista». In un comunicato diffuso dall’emittente televisiva al Manar, gli Hezbollah affermano di «non essere sorpresi dalle posizioni politiche e dalle azioni intraprese dall’amministrazione statunitense, in particolare dal sostegno dichiarato all’aggressione sionista contro il popolo palestinese». Hezbollah sostiene che questo sostegno «riflette la vera essenza della politica statunitense nel suo continuo appoggio al terrorismo sin dalla fondazione dell’entità occupante». Hezbollah ha affermato di ritenere gli Stati Uniti responsabili, insieme a Israele, «per gli omicidi, i crimini, gli assedi e gli orribili massacri perpetrati contro civili innocenti, inclusi bambini, donne e anziani».
Anche l’Iran si schiera contro Israele. «Il regime sionista sta colpendo strutture residenziali, ospedali e scuole, tagliando acqua ed elettricità e impedendo che venga inviato carburante e cibo, azioni di questo tipo sono un esempio di punizione di massa e un sistematico crimine di guerra contro l’umanità». Afferma il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, durante una telefonata con la presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, Mirjana Spoljaric Egger, a cui ha fatto sapere che l’Iran è pronto a fornire assistenza umanitaria a Gaza in coordinazione con la Croce Rossa, secondo cui, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Irna, la situazione a Gaza è catastrofica mentre non è possibile per gli operatori lavorare nella Striscia di Gaza per motivi di sicurezza.
Gli Stati Uniti, d’altro canto, hanno raccolto informazioni specifiche che mettono in dubbio l’idea che l’Iran sia stato direttamente coinvolto nella pianificazione, nel finanziamento o nell’approvazione dell’attacco di sabato contro Israele da parte di Hamas. Lo si apprende da diverse fonti vicine all’intelligence Usa, citate dalla CNN. Tuttavia, le fonti sottolineano che l’intelligence non è pronta a raggiungere una conclusione completa ma garantiscono il significativo sostegno dell’Iran ad Hamas, comprese armi e finanziamenti, che li avrebbe aiutati anche se non in modo diretto.
Donald Trump si spinge oltre. Joe Biden deve congelare i 6 miliardi di dollari sbloccati in favore dell’Iran «prima che sia troppo tardi. Come si può essere così incompetenti e stupidi? Biden ha causato questa guerra». Così scrive su “Truth” l’ex inquilino della Casa Bianca tornando ad accusare l’attuale amministrazione, che destina le ultime cartucce a Kiev, con 200 milioni di dollari, mentre il Regno Unito stanzierà un nuovo pacchetto di aiuti militari pari a 120 milioni di dollari.
In terra britannica il governo sta valutando se sventolare una bandiera palestinese possa costituire reato penale. La questione è stata sollevata dal ministro dell’Interno, Suella Braverman, che con una lettera ha esortato la polizia a prestare attenzione all’esposizione di bandiere o loghi di Hamas o ad altre manifestazioni di sostegno al gruppo di resistenza palestinese, La questione non è però limitata alle bandiere: la Braverman ha anche ipotizzato che canti come “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera” debbano essere “intesi come espressione di un desiderio violento di vedere Israele cancellato dal mondo”.
Dalla russofobia alla palestinofobia il passo per i padroni del discorso sembra essere breve. «Caro signor Zuckerberg, alla luce dei recenti sviluppi mi permetta di ricordarle i precisi obblighi sulla moderazione dei contenuti social contenuti nell’Ue Digital Service Act». Firmato Thierry Breton, commissario europeo per il Mercato interno e i Servizi della Commissione von der Leyen. In questo modo, poche ore dopo Elon Musk, anche mister Meta viene richiamato agli ordini mistificanti. “Chi tocca i bambini non sarà perdonato”, ma sarà bene ricordare che il monito del Vangelo secondo Cristo vale per tutti.