Dall’Afghanistan ai confini russi
Gli Stati Uniti “preferirebbero” ridistribuire le truppe e gli armamenti provenienti dall’Afghanistan verso le ex repubbliche sovietiche di Uzbekistan e Tagikistan, ai confini con la Russia.
Lo ha riportato il Wall Street Journal citando funzionari militari statunitensi, che avrebbero constatato che qualsiasi ritiro dall’Asia centrale complicherebbe i piani, vista la presenza russa nella regione e la crescente influenza della Cina.
Il Tagikistan, infatti, è membro dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva guidata dalla Russia; l’Uzbekistan, dal canto suo ha sospeso l’adesione all’Alleanza nel 2012, ma continua a mantenere forti legami economici con Mosca.
Sebbene i due Paesi siano facilmente raggiungibili in quanto confinanti con l’Afghanistan, non è detto che l’esercito statunitense sia un ospite gradito visto che non possiede basi né in territorio tagico, né in quello uzbeco da dove, installatosi all’epoca della guerra afghana negli anni ‘80, si era ritirato nel 2005.
Tuttavia, secondo le convinzioni dei funzionari statunitensi, i paesi dell’Asia centrale auspicherebbero un contrappeso all’influenza di Russia e Cina, pertanto il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Afghanistan, Zalamay Khalilzad, ha già visitato sia il Tagikistan che l’Uzbekistan la scorsa settimana per sondare il terreno circa un possibile trasloco.
Il Wall Street Journal vedrebbe come punto a favore per il trasferimento, la presunta richiesta da parte uzbeca di una stabilità politica sul territorio per la realizzazione di un imponente progetto ferroviario. Una stabilità che gli Stati Uniti, salvaguardando prioritariamente la via dell’oppio, non sono riusciti a garantire nemmeno in un Afghanistan tuttora pervaso da caos e violenze, nonostante l’ormai ventennale occupazione militare.
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