di Margherita Furlan e Jeff Hoffman
Il ministero degli Esteri russo ha emesso una nota diplomatica ufficiale nei confronti degli USA riguardo ai missili ATACMS a lungo raggio utilizzati ieri a Sebastopoli: “L’Ucraina non può usare le armi americane senza la partecipazione diretta dell’esercito americano.” «Il coinvolgimento degli USA» nel conflitto in Ucraina, con le conseguenti «uccisioni di civili in Crimea», non potrà non avere «conseguenze». Lo ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ribadendo che la dottrina nucleare russa potrà essere cambiata molto presto. Non siamo più chiaramente all’interno di un conflitto regionale, seppure per procura. Per Mosca da oggi questa è una guerra, non più fredda, che vede come soggetto partecipante e attivo Washington. La Crimea non può essere toccata, nè come simbolo, nè come parte di un popolo fiero e combattivo.
L’Unione europea, nella sua cecità e insignificanza, procede come se nulla fosse con il quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che prevede misure restrittive ad altre 69 persone e 47 entità, portando il totale dei soggetti sanzionati ad oltre 2.200. A Bruxelles, i ministri degli Esteri hanno deciso anche di trasferire le entrate dai beni congelati della Federazione Russa al cosiddetto Fondo europeo per la pace per l’acquisto di armi per Kiev. La Russia ha così esteso l’elenco dei funzionari dell’Unione europea a cui sarà vietato entrare nel Paese divenuto la quarta economia del mondo. Ma la risposta, questa volta simmetrica, questa volta sarà sul campo. E sarà molto dura.
“L’invio d’istruttori militari dai paesi dell’Ue in Ucraina sarà il primo passo verso l’invio di truppe nel Paese”, ha affermato il ministro degli Esteri ungherese. “L’Italia è contraria a inviare truppe a combattere in Ucraina”. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un punto stampa a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo. «Inviare truppe in Ucraina mi sembra un errore, noi siamo contrarissimi a inviare truppe italiane a combattere in Ucraina. Un conto è aiutare l’Ucraina, un altro è mandare soldati italiani ed europei a combattere contro i russi», ha detto. «Noi non siamo in guerra con la Russia. Difendiamo il diritto dell’Ucraina alla propria integrità territoriale e indipendenza», ha concluso. E anche Macron, in un teso clima elettorale, sembra cambiare idea: “Le forze armate francesi non prenderanno parte alle ostilità sul territorio dell’Ucraina nel prossimo futuro”, ha dichiarato forse ricordando la disfatta di Napoleone.
Intanto, a Fryazino, vicino a Mosca, uno stabilimento dell’industria della difesa radioelettronica russa è andato a fuoco imprigionando all’interno decine di lavoratori. Fino a questo momento, sette sono le vittime dell’incendio.
Il caso vuole che soltanto nelle ultime ore siano andati a fuoco il centro di ricerca dell’industria della Difesa di Mosca, un impianto industriale a due passi da Glasgow, in Scozia, due impianti industriali in Germania e uno in Polonia, mentre una fabbrica di batterie al litio ha preso fuoco nella Corea del Sud causando venti morti e una nuvola di fumo visibile a decine di chilometri di distanza. Stando al Wall Street Journal, e qui viene il bello, i colpevoli dell’incendio nello stabilimento tedesco della Diehl Defense sarebbero i sabotatori russi. Come da prassi dal 2014, dunque, “ha stato Putin”. Comunque sia, la guerra resta un grosso affare e continua imperturbabile.