di Fabio Belli
Dopo l’espulsione dal Niger il governo di Parigi deve trovare un’alternativa per quanto riguarda almeno l’estrazione dell’uranio.
Alternativa che sembra rispondere alla Mongolia dopo la visita del presidente mongolo nel paese transalpino, che fa seguito a quella di Macron in Asia qualche mese fa. Obiettivo: accordi su materie prime, energia e telecomunicazioni tra i quali spiccherebbe l’uranio di cui la Mongolia ha ricchi giacimenti non sfruttati e di poco inferiori al Niger. Lo stato asiatico, oltre a essere storicamente poco turbolento dal punto di vista politico, avrebbe anche il vantaggio di una delle densità di popolazione fra le più basse al mondo tale da consentire lo sfruttamento minerario intensivo sotto forma di miniere a cielo aperto.
Ma il fallimento della cosiddetta Françafrique è tutt’altro che senza tracce per il governo francese. Ne è un esempio il Mozambico dove la compagnia petrolifera transalpina TotalEnergies sta causando un vero e proprio disastro socio economico, con la continua attività di estrazione delle risorse a danno della comunità locale. Per l’attività offshore a Cabo Delgado nel nordest del paese, TotalEnergies ha predisposto una struttura di estrazione di GNL in un’area di 70 km quadrati per inserire l’aeroporto, gli impianti di depurazione, il porto e gli edifici amministrativi. Per liberare il territorio dove sorgerà la struttura, l’azienda ha sfrattato più di 550 famiglie. Alcune piccole comunità di pescatori sono state parcheggiate nell’entroterra, senza nessun mezzo per accedere al mare, mentre alle famiglie dei contadini sono stati assegnati terreni piccoli e inadeguati e lontani dalle loro nuove abitazioni.
Secondo alcune testimonianze locali l’esercito nazionale, nell’interesse di Total e quindi del governo francese, avrebbe anche minacciato e compiuto violenze contro le famiglie che abitavano nella zona.