”Free Julian Assange”: l’urlo dei cittadini davanti all’ambasciata USA
Servizio a cura di OurVoice per La Casa del Sole TV da Roma.
“Free, free Julian Assange!”. Queste sono state le parole urlate da alcuni manifestanti lunedì scorso davanti all’Ambasciata Americana di Roma. Per alcune ore il coro di questo gruppo di civili è riuscito a coprire il sordo rumore del traffico di Via Vittorio Veneto. In quel piccolo segmento di giornata sembrava di vivere la drammatica realtà di tutti i giorni, in cui pochi lungo il cammino si guardano indietro, mentre la maggior parte prosegue la quotidianità dettata dalla frenesia del lavoro e del proprio egoismo, scordandosi di non essere soli su questo pianeta. Lunedì quei pochi cittadini hanno aderito al flash mob in difesa dell’emblema della libertà di stampa mondiale, del personaggio che ha fatto tremare tutti i governi e gli stati del mondo e che forse è riuscito a intimorire questo grande sistema di potere che sceglie le sorti dell’intera umanità, Julian Assange. Il fondatore di Wikileaks si trova attualmente detenuto nel carcere di Belmarsh a Londra e proprio lunedì scorso è ripreso il processo nei suoi confronti per valutare la richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti d’America. Una richiesta che, senza formalità, né troppi giri di parole, equivale ad una vera e propria condanna a morte. Purtroppo, come era da aspettarsi, tutti i principali organi di stampa si sono fasciati la bocca e legati le mani, dimostrando ancora una volta il loro totale disinteresse, nonché la loro complicità, nella vicenda che più di tutte riguarda il mondo del giornalismo. Our Voice, Italiani per Assange, Articolo 21 e Amnesty International, sono state le uniche associazioni che hanno mandato un messaggio chiaro e conciso alle finestre dell’ambasciata: no all’estradizione in America e scarcerazione immediata del giornalista. “Julian Assange rischia la vita in carcere, soffre di problemi psicologici e fisici e non vede la luce del sole da anni”, ha detto Davide Dormino, organizzatore dell’evento e autore della scultura di fama internazionale “Anything to say” raffigurante Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning.
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