Il risultato finale
La fine ingloriosa della Banca della Silicon Valley conferma quanto toccato con mano con la grande recessione del 2008. Non si possono ancora escludere strascichi in Europa ma quel che è certo è che il modello economico americano non è perfetto se a distanza di appena quindici anni (lo spazio di tre piani quinquennali della Repubblica Popolare Cinese) ricade negli stessi ed evitabili errori. A inasprire la corsa agli sportelli oggi è stata anche la sofferenza dei correntisti intestatari di mutui ipotecari a tassi variabili, fortemente rincarati con l’aumento dei tassi. Mutui sostenibili solo con un’economia lanciata a tutta velocità e con stipendi persistentemente alti. Soprattutto, la vicenda ripropone il rapporto ormai per molti versi patologico tra finanza ed economia reale, ivi compresa l’insofferenza del mondo bancario per qualsiasi circostanza impedisca di far fruttare in modo immediato e sostanzioso la liquidità a disposizione. D’altronde, l’uomo ha oramai disattivato, uno dopo l’altro, i dispositivi che lo tenevano agganciato alla Natura e ai suoi limiti invalicabili. L’ultimo di questi dispositivi è stato quello che delimitava la produzione del denaro. Quest’ultimo interruttore è stato spento quando il dollaro è stato sganciato dall’oro, residuato di realtà che impediva alla crescita del denaro di procedere verso l’infinito. Il risultato finale è la crisi sistemica del sistema finanziario americano che ha portato alla guerra, finanche alle provocazioni odierne in Georgia e in Moldavia. Il risultato finale è il tentativo della creazione di un mondo multipolare portato avanti da Mosca e da Pechino, che oggi ritorna a guardare al mondo come ex celeste Impero, forte di nuovi e fiorenti rapporti in Asia, in Africa, ma soprattutto nel ricco quanto tumultuoso Medio Oriente. Xi Jinping (nominato ufficialmente presidente per la terza volta) per rivitalizzare i progetti geopolitici del suo paese ha utilizzato una formula che potrebbe rivelarsi particolarmente esplicativa in ottica futura: dobbiamo “essere calmi e determinati, cercare il progresso tramite la stabilità, agire energicamente ed essere pronti alla lotta”. E la “lotta” cui Xi fa riferimento è quella con gli Stati Uniti. Xi ha infatti direttamente accusato Washington e i paesi occidentali di voler accerchiare e reprimere la Repubblica Popolare. E raramente il leader cinese esprime pubblicamente opinioni così esplicite. Il potere dunque sembra si stia trasferendo, almeno in parte, e sembra lo stia facendo, da Washington a Pechino. A fare da mediano ancora una volta sarà la Russia di Vladimir Putin, che deve ora decidere in che modo sciogliere i nodi della corruttela mondiale, o attraverso la ricerca di equilibrio tra tutti, ma anche di compromessi, o rompendo definitivamente gli schemi e ricostruendo ex novo un mondo basato sull’etica e sui valori dell’Uomo, riconciliato questa volta con la Natura. In che modo questo possa accadere dipenderà però non solamente da Mosca ma anche dalle reazioni che perverranno da oltre oceano.
Margherita Furlan