di Margherita Furlan e Fabio Belli
Oggi, 3 gennaio, in Iran due esplosioni hanno devastato una parata commemorativa durante il quarto anniversario della morte del generale iraniano Qassem Soleimani nella città centro-meridionale di Kerman, provincia natale di Soleimani.
Secondo quanto riporta l’agenzia IRNA, le due esplosioni, verificatesi alle 14:50 e alle 15:00 ora locale, sarebbero avvenute rispettivamente a 700 metri e a un chilometro di distanza dalla tomba dell’ex comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). L’innesco esplosivo sarebbe avvenuto con due sacchi contenenti bombe fatte esplodere a distanza. Il bilancio provvisorio, mentre scriviamo, è di 211 morti e almeno 141 feriti. I «terroristi mercenari di potenze arroganti» che hanno compiuto l’attentato «saranno puniti». Lo ha dichiarato il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Ejei, che ha sottolineato: «Questi terroristi dal cuore duro e i loro padroni assassini dovrebbero sapere che la nostra nazione non perderà mai i suoi sacri ideali». Per il presidente Raisi, gli autori di questo atto vigliacco saranno presto identificati e puniti. «I nemici della nazione dovrebbero sapere che tali azioni non potranno mai turbare la solida determinazione della nazione iraniana», ha ribadito Raisi. Diretto il vicepresidente, Mohammad Mokhber, che accusa Israele dell’attacco, affermando che «le mani del regime sionista» hanno versato il sangue di cittadini innocenti. Duro l’Ayatollah Khamenei: “daremo una risposta schiacciante, a Dio piacendo”. Il governo iraniano ha fissato per domani, 4 gennaio, giornata di lutto nazionale.
Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze al leader supremo iraniano Ali Khamenei e al presidente Ebrahim Raisi e ha parlato di un atto «scioccante nella sua crudeltà e cinismo».
«Rinnoviamo le nostre condoglianze per i martiri di oggi» che sono morti in occasione di un duplice attacco terroristico. «Quello che è successo oggi a Kerman è un attacco contro chi commemorava l’assassinio di Soleimani: donne, uomini e bambini. Condoglianze alle loro famiglie». Ad affermarlo è il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che, in occasione dell’anniversario della morte di Soleimani,
ha anche sottolineato che l’uccisione dell’alto dirigente di Hamas, Saleh Al-Arouri, avvenuta ieri a Beirut è «una palese aggressione alla sovranità del Libano da parte israeliana».
Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha annunciato un nuovo discorso per venerdì. «Parlerò di alcuni argomenti di attualità venerdì invece che stasera, se Dio mi mantiene in vita», ha affermato. Per Nasrallah “l’asse della resistenza converge su una chiara visione strategica in cui nemici e amici sono identificati e gli obiettivi sono chiari. Nell’esperienza dell’asse della resistenza, dunque, non ci sono schiavi, ma solo gentiluomini e leader martiri che ottengono la vittoria per la loro nazione”. Saleh Arouri, membro del comitato politico di Hamas ucciso ieri a Beirut, «ha dedicato la sua vita, da quando era un ragazzino fino al martirio, alla resistenza e alla jihad, trascorrendo anni in prigionia e in esilio», ha sottolineato il leader di Hezbollah, secondo cui la sfida più pericolosa all’asse della resistenza si è verificata negli ultimi mesi. Tra i risultati ottenuti decisivo il fatto che Israele abbia rinunciato alla scommessa sulla stanchezza del popolo palestinese. Ora, secondo Nasrallah, la resistenza in Libano “contro il regime sionista” è più forte.
Il contraccolpo è un dato di fatto dunque. Asimmetrico e chirurgico.
I genocidi sono ormai fuori controllo,
Le provocazioni mortali contro Hezbollah e l’Iran potrebbero avere presto risposta, nel silenzio del governo italiano che in Libano ha un contingente militare di 1.072 uomini.
Intanto il portavoce militare degli Houthi ha affermato che l’organizzazione ha «preso di mira» la nave porta container CMA CGM TAGE, battente bandiera maltese, mentre navigava verso i porti della Palestina occupata“.
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