di Jeff Hoffman
Benjamin Netanyahu, sotto processo con l’accusa di corruzione e abuso di potere, è adesso protetto dalla nuova legge ad personam che la Knesset ha appena approvato con 61 voti a favore e 47 contrari. Si tratta del primo mattone dell’assai contestata riforma della giustizia.
A presentare il disegno di legge fu Ofir Katz, coordinatore del Likud, partito presieduto dallo stesso premier.
Semplificando, il provvedimento impedisce alla Corte Suprema di dichiarare inadatto alla carica il primo ministro, che a questo punto potrà essere allontanato dalla sua poltrona solo per motivi di impedimento fisico o mentale.
La popolazione israeliana, però, non ha apprezzato e, ritenendo la norma cucita su Netanyahu per proteggerlo dai processi, e considerando il governo in carica troppo a destra, prosegue le proteste di piazza che sono ormai diventate imponenti.
Da parte sua l’opposizione, insieme a gran parte dell’opinione pubblica, ha accusato il governo di voler controllare la magistratura, unico contrappeso del paese che, ricordiamolo, è privo di Carta Costituzionale.
“E’ l’espugnazione del sistema giudiziario”, hanno affermato dall’opposizione, ma a criticare la riforma si sono aggiunti anche i riservisti dell’esercito che minacciano, per protesta contro la riforma, di non rispondere ai loro doveri di richiamati.
Intanto, l’inviato delle Nazioni Unite,Tor Wennesland, ha invitato Israele a “cessare immediatamente e completamente tutte le attività coloniali nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, e a rispettare pienamente tutti i suoi obblighi legali a questo proposito”.
Parole, parole, parole.