di Margherita Furlan
Con un missile guidato verso la camera d’albergo in cui risiedeva, Israele ha ucciso il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Haniyeh si trovava a Teheran, dove ieri ha preso parte all’insediamento del neo presidente Masoud Pezeshkian.
La tv di Stato iraniana riferisce che l’uccisione di Ismail Haniyeh ritarderà di diversi mesi l’accordo di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza e provocherà una rappresaglia da parte dei gruppi sostenuti dall’Iran nella regione.
«La Repubblica islamica dell’Iran difenderà la sua integrità territoriale, il suo onore, e farà pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda». Lo ha scritto il presidente dell’Iran, Massoud Pezeshkian. «Il legame tra le due fiere nazioni dell’Iran e della Palestina sarà più forte di prima, e il cammino della resistenza e della difesa degli oppressi sarà seguito in modo più forte che mai», ha aggiunto Pezeshkian, affermando che l’Iran è in lutto per Haniyeh.
«Il regime sionista affronterà una dura punizione per l’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh»: ad affermarlo è la Guida Suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei. «Il regime sionista criminale e terrorista ha preparato il terreno per una dura punizione», ha aggiunto la Guida Suprema in un messaggio di condoglianze. «Consideriamo la vendetta e la ricerca del sangue di Haniyeh, che è stato ucciso nel territorio dell’Iran, come un nostro dovere». L’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran è stato «terrorismo di Stato»: lo ha dichiarato il primo vicepresidente iraniano Mohammadreza Aref. «L’incidente è stato anche la conseguenza del silenzio della comunità internazionale sui continui crimini dei sionisti e sulla chiara violazione delle norme internazionali». «Il regime sionista dovrà senza dubbio affrontare una risposta dura e dolorosa da parte del potente e vasto fronte della resistenza, in particolare dell’Iran»: lo hanno a loro volta dichiarato le Guardie Rivoluzionarie in un nuovo comunicato. Per il ministero degli Esteri iraniano l’omicidio viola il diritto internazionale e la Carta dell’Onu, e costituisce «una seria minaccia alla pace e alla sicurezza nella regione». Il ministero ha inoltre accusato gli Stati Uniti di essere complici di Israele.
Condanne da parte dell’Egitto, del Qatar e della Turchia. Erdogan ha condannato «il perfido assassinio» «atto a distruggere la causa palestinese». In un messaggio su X, il leader turco ha affermato che «con una posizione più forte del mondo islamico e dell’alleanza dell’umanità, il terrore inflitto da Israele alla nostra geografia, in particolare l’oppressione e il genocidio a Gaza, giungeranno sicuramente alla fine e la nostra regione e il nostro mondo troveranno pace». Secondo Erdogan, «la barbarie sionista non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi come ha fatto finora».
Anche il Cremlino si fa sentire. “Riteniamo che tali azioni siano dirette contro i tentativi di portare la pace nella regione e, cosa ancora più grave, potrebbero destabilizzare notevolmente la situazione già tesa», ha riferito il portavoce del presidente Putin, Dmitry Peskov. Non manca la risposta di Pechino. «Ci opponiamo fermamente e condanniamo qualsiasi assassinio e atto violento e siamo profondamente preoccupati per il potenziale aumento dell’instabilità regionale dovuto a questo incidente». Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, come riporta Global Times.
Israele non vuole la guerra in Libano, «ma ci stiamo preparando a tutte le possibilità». È quanto ha detto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha inviato una lettera a decine di suoi omologhi nel mondo, nella quale ha avvertito che, sebbene Israele non desideri una guerra su vasta scala, solo l’attuazione della risoluzione Onu sul ritiro della milizia sciita a nord del fiume Litani potranno prevenirla. «Israele ha trasmesso ieri un messaggio chiaro: chi ci attacca sarà colpito con grande forza», ha scritto Katz. Secondo lui, «il mondo deve ora sostenere Israele e chiedere l’immediata cessazione del fuoco da parte di Hezbollah, il suo ritiro a nord del fiume Litani e il disarmo. Decine di migliaia di residenti israeliani del nord devono poter tornare a casa in sicurezza».
L’assassinio di Teheran avviene dopo l’attacco sferrato da Israele sulla capitale libanese Beirut ai danni del comandante di Hezbollah, Fuad Shukr che, inizialmente dato per morto, sarebbe sopravvissuto al raid. Cinque il numero dei civili rimasti uccisi, tre donne e due bambini. Attaccata anche Damasco nella giornata di oggi, dove l’obiettivo israeliano sarebbe un alto dignitario della Guardia Repubblicana iraniana, Hajj Habib Zadeh.
Oggi pomeriggio Israele ha ucciso il corrispondente di Al Jazeera Ismail Al-Ghoul e il fotoreporter Rami Al-Rifi mentre riferivano dal campo profughi di Al-Shate a Gaza.
Secondo Al Jazeera, la testa di Al-Ghoul è stata tagliata.
A Teheran è stata issata la bandiera rossa della vendetta sulla cupola della moschea Jamkaran. In una lettera al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sottolineando “una grave violazione contro la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica Islamica dell’Iran”, Teheran comunica ufficialmente: “autorizzeremo un’OPERAZIONE MILITARE SPECIALE contro il nemico”.