di Gionata Chatillard
La presidente georgiana, Salomè Zourabichvili, ha posto il veto alla legge sugli agenti stranieri approvata in via definitiva dal Parlamento. L’atteso gesto del capo di Stato obbligherà adesso i deputati a un nuovo voto per annullare una decisione che -salvo sorprese- riuscirà solo a rallentare l’applicazione della norma che prevede di inserire in un apposito registro le organizzazioni non governative finanziate per oltre il 20% dall’estero.
La legge ha mandato su tutte le furie l’Occidente. A Bruxelles si parla apertamente di sanzionare i deputati georgiani che hanno approvato la norma. D’altronde, in un clamoroso caso di ingerenza politica, i ministri degli Esteri di Lituania, Lettonia e Islanda si sono addirittura recati in piazza a Tbilisi a protestare contro il Governo di un paese sovrano. Il tutto mentre dagli Stati Uniti fioccano le minacce contro Tbilisi, accusata di aver scelto Mosca nonostante il credo apertamente europeista della maggioranza che controlla il Parlamento georgiano.
“Ho posto il veto a una legge che è russa nella sua essenza”, ha spiegato la presidente Zourabichvili, dimenticandosi che norme di questo tipo sono presenti nei regolamenti di nazioni di mezzo mondo, Stati Uniti compresi. Ma a Washington, più che altro, preoccupa il fatto che questa legge possa allontanare quello che per la Casa Bianca è un chiaro obiettivo politico: la riedizione della Rivoluzione delle Rose del 2003. Un conto che gli apparati statunitensi considerano ancora in sospeso.