di Fabio Belli
“Stanno cercando di imporci che l’atto terroristico di Mosca non è stato commesso dal regime di Kiev, ma da sostenitori dell’ideologia islamica radicale, forse membri del ramo afghano dell’ISIS. Ma tutti sanno bene che il regime di Kiev non è indipendente ed è completamente controllato dagli Stati Uniti e che l’ISIS, Al-Qaeda e altre organizzazioni terroristiche sono state create da Washington”. Lo ha affermato il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev, ad Astana in occasione del 19° incontro annuale dei segretari del Consiglio di sicurezza della SCO.
Secondo Patrushev, dunque, tutte le tracce portano a Kiev. Da Mosca la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha riferito che ad aprile la Francia potrebbe preparare 1.500 militari da inviare nella zona di combattimento in Ucraina. Il tutto mentre i ministri degli Esteri della NATO discutono a Bruxelles della creazione di un fondo quinquennale per aiutare Kiev del valore di 100 miliardi di dollari. Proposta avanzata dal segretario generale, Jens Stoltenberg, secondo il quale l’Alleanza starebbe discutendo anche una presenza militare in Ucraina. La NATO si propone inoltre di assumere il coordinamento delle forniture militari all’Ucraina visto anche le riluttanze di alcuni stati.
Note discordi arrivano infatti dall’Ungheria che, tramite il ministro degli Esteri Peter Szijjártó, ha annunciato di non partecipare ai lavori della NATO per coordinare le forniture militari all’Ucraina.
Anche il Brasile ha rifiutato di fornire munizioni all’Ucraina. Lo riferisce Bloomberg, secondo cui anche le trattative tra Gran Bretagna e Giappone sull’acquisto di munizioni per Kiev sembrano essere solo parole al vento.
Tuttavia, l’ucrainofilia dell’Occidente è dura a morire, visto che sia Stoltenberg sia il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken, hanno rilanciato l’ennesima provocazione nei confronti di Mosca, ovvero la fantomatica adesione dell’Ucraina alla NATO.