di Fabio Belli
Oggi, 31 marzo, in un discorso al parlamento della durata di circa circa 4 ore e mezzo, il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha proposto una tregua in Ucraina.
“Dobbiamo fermarci ora, prima che inizi l’escalation, raggruppare le truppe da entrambe le parti, senza trasferire armi, munizioni ed equipaggiamento militare”, ha detto Lukashenko, sottolineando come l’unico modo per fermare il conflitto sia negoziare senza precondizioni. Secondo Lukashenko “il massacro in Ucraina non finirà fino a quando gli Stati Uniti non daranno il via libera” perché, sebbene il popolo ucraino abbia bisogno di pace, nessuno in Occidente è realmente interessato a questo desiderio. D’altronde, ribadisce il leader bielorusso, “i conflitti degli ultimi decenni sono iniziati con l’infaticabile desiderio dell’Occidente di soggiogare il mondo intero”. Minsk starebbe ora facendo tutto il possibile per stabilire la pace in Ucraina. Ma, ammonisce Lukashenko, “l’Occidente, che prima ha utilizzato il tempo guadagnato ai colloqui di Minsk per militarizzare l’Ucraina, sta ora fornendo armi all’Ucraina, mentre l’Europa non vuole capire che può sopravvivere solo unendosi alla Russia”. “Una terza guerra mondiale nucleare si profila dunque all’orizzonte”, è questo il pensiero di Lukashenko che teme che “la controffensiva delle forze armate ucraine sia estremamente pericolosa perché può cancellare irreversibilmente ogni speranza per il processo di negoziazione”.
Nel criticare il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, per aver firmato un apposito decreto che de facto vieta gli accordi di pace con il presidente russo, Vladimir Putin, Lukashenko ha messo in guardia l’Occidente nell’usare nuovamente il tempo di un’eventuale tregua per ingannare ancora una volta. In tal caso, secondo il leader bielorusso, Mosca sarà obbligata a usare tutta la potenza del complesso militare-industriale e dell’esercito, incluse le munizioni al fosforo, uranio impoverito e uranio arricchito.
“Il dispiegamento di armi nucleari in Bielorussia non è un’intimidazione o un ricatto, ma un’opportunità per proteggere lo Stato e garantire la pace al popolo bielorusso”, ha precisato il leader di Minsk perché ritiene che “nella storia della Bielorussia indipendente, la questione del mantenimento della sovranità non sia mai stata così acuta, visto il timore che l’Occidente si prepari a invadere il territorio della Bielorussia per distruggere il Paese”.
Dal Cremlino il portavoce presidenziale, Dmitry Peskov, ha affermato che l’appello del presidente bielorusso nel dichiarare una tregua in Ucraina sarà discussa dai leader di Russia e Bielorussia la prossima settimana.