di Gionata Chatillard
“L’Ucraina è Russia”. Così si è espresso l’ex capo di Stato russo Dmitry Medvedev dal palco del Festival Mondiale della Gioventù. Come parte dell’evento celebrato a Sochi, sulle rive del Mar Nero, l’attuale vicepresidente del Consiglio di Sicurezza ha definito “i territori su entrambe le sponde del fiume Dnepr” come “una parte inalienabile dei confini storici e strategici della Federazione Russa”. Motivo per cui il concetto secondo cui l’Ucraina non sarebbe parte della Russia dovrebbe in realtà “scomparire per sempre”.
Mentre Medvedev parlava dal palco, per dare una rappresentazione grafica al suo discorso un’enorme cartina alle sue spalle ridisegnava i confini dell’Europa, riducendo il territorio ucraino a Kiev e dintorni, ed espandendo invece i possedimenti russi fino al confine con Romania e Moldavia. D’altronde, per l’ex presidente il popolo ucraino non potrebbe avere nessun futuro al di fuori della sfera d’influenza di Mosca. “[Qualora scegliesse l’Occidente], il miglior destino che potrebbe aspettarsi è quello di diventare schiavo “, ha dichiarato l’alto funzionario russo, avvertendo i concittadini di Zelensky che potrebbero presto fare la fine “di una serva sordomuta che viene violentata ogni giorno in una cucina europea da un signore d’Oltremare”.
Medvedev -che ha anche ribadito che con l’attuale leadership ucraina non sarà possibile avviare nessun negoziato di pace- non è affatto nuovo a discorsi e metafore di questo tipo. Dall’inizio della guerra l’ex presidente si è infatti ritagliato un ruolo da falco all’interno dell’establishment russo, in netto contrasto con i discorsi più prudenti e diplomatici sia del Cremlino che del Ministero degli Esteri. Proprio da quest’ultimo, però, sono arrivate ieri parole alquanto pesanti indirizzate alla Germania, che secondo la portavoce Maria Zakharova non sarebbe stata ancora del tutto “denazificata”.
Il commento dell’alta diplomatica è in realtà una risposta alle intercettazioni, rese pubbliche negli ultimi giorni, in cui si sentono i vertici dell’Esercito tedesco parlare di come distruggere il Ponte di Crimea. Tuttavia, a nessuno sfugge che la “denazificazione” è anche uno degli obiettivi principali della “operazione speciale” lanciata 2 anni fa dal Cremlino in Ucraina. Usando questa stessa espressione in riferimento a Berlino, quindi, Mosca non solo compara il Governo Scholz con quello di Zelensky, ma dimostra anche di non voler indietreggiare di un centimetro di fronte alla recente escalation di minacce occidentali. Per la Zakharova, la mentalità dei generali tedeschi è infatti la stessa di quella di Hitler, e se la Germania non dovesse presto fare qualcosa al riguardo, farebbe meglio a prepararsi ad affrontare “conseguenze terribili”.