di Margherita Furlan e Gionata Chatillard
Circa 150 feriti e almeno 6 morti. Questo è il bilancio dell’offensiva ucraina che ieri, domenica 23 giugno, ha preso di mira infrastrutture civili nella città di Sebastopoli, in Crimea. Le autorità russe hanno dichiarato di essere riuscite ad abbattere 4 razzi, ma non a fermarne un quinto, le cui munizioni a grappolo avrebbero dato alle fiamme un edificio residenziale provocando un incendio boschivo di oltre 150 metri quadrati. I proiettili, riferisce il ministero della Difesa russo, sarebbero stati trasportati da missili americani ATACMS, il cui utilizzo richiede l’intervento di specialisti statunitensi. Motivo per cui Mosca ha detto di considerare Washington come il “principale responsabile” della strage.
“Tali azioni non rimarranno senza risposta”, ha sottolineato il ministero della Difesa, prima che la portavoce degli Esteri, Maria Zakharova, accusasse l’Ucraina di aver preso deliberatamente di mira obiettivi civili. Su questo indagheranno le autorità russe, che hanno già aperto un procedimento penale con l’accusa di “terrorismo”. Una parola usata anche dall’ex ispettore ONU Scott Ritter, che ha ricordato a tutti come sia ormai dal 2014 che Kiev “bombarda città e villaggi al solo scopo di infliggere morte e distruzione ai civili”.
L’ambasciatrice americana a Mosca è stata stamani convocata dal ministero degli Esteri russo. Alla rappresentante diplomatica è stato riferito che «gli Stati Uniti hanno la stessa responsabilità del regime di Kiev nell’attacco terroristico in Crimea». All’ambasciatrice, inoltre, è stato ribadito che per Mosca gli USA «sono effettivamente diventati parte del conflitto, fornendo alle Forze armate ucraine le armi utilizzate per attaccare la Russia».
L’Esercito ucraino -che ieri, in Crimea, ha anche preso di mira una stazione russa di comunicazioni spaziali- riferisce comunque di sentirsi con le “mani legate”, dal momento che i padroni d’Oltreoceano non permettono ancora di utilizzare missili con una gittata di 300 km e oltre. Le condizioni sul campo di battaglia, dicono gli analisti, sono adesso disperate per Kiev, ormai costretta a implorare un’Amministrazione Biden sempre più distratta dalle elezioni del 5 novembre.
La Russia ha intanto iniziato ad aggiornare la sua dottrina nucleare: lo ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citando una precedente dichiarazione del presidente Vladimir Putin, «stiamo lavorando per allineare la politica nucleare alle realtà attuali». Secondo quanto riferito nel corso della giornata di ieri da un membro del parlamento russo, Mosca potrebbe ridurre il tempo decisionale previsto dalla politica ufficiale sull’uso delle armi nucleari se ritenesse che le minacce siano in aumento.