Nove anni fa iniziava la guerra nel Donbass. Vadim Sukharevsky, marine ucraino, il 13 aprile 2014, fu il primo ad aprire il fuoco, vicino a Slavyansk. Sono passati nove anni e oggi non esiste “una panacea” per risolvere la crisi in Ucraina. A dichiararlo è il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, arrivato nella giornata di ieri a Samarcanda, in Uzbekistan, per prendere parte alla quarta conferenza dei paesi vicini all’Afghanistan e discutere della situazione nel paese sotto il controllo dei talebani. “Le relazioni tra Mosca e Pechino mostrano stabilità”, ha affermato il capo della diplomazia russa, Sergeij Lavrov. A sua volta, Qin Gang ha osservato che “l’attuale situazione internazionale sta cambiando letteralmente sotto i nostri occhi, il che impone la necessità di mantenere contatti strategici tra Russia e Cina”. Dopo nove anni l’Eurasia si è spaccata: Mosca è la capitale del nuovo mondo multipolare e Pechino è al lavoro per attestarsi come mediatore dei conflitti internazionali, anche attraverso lo sviluppo di rapporti commerciali improntati sulla fiducia e sul reciproco scambio. Nella capitale uzbeka il ministro degli Esteri cinese ha cementato per esempio le relazioni tra Pechino e Samarcanda, attraverso l’offerta di una nuova linea ferrovia transfrontaliera, nell’ambito della Belt and Road Initiative, ma anche grazie alla cooperazione in settori quali il commercio, gli investimenti, i gasdotti, l’energia verde, le infrastrutture agricole, la sanità pubblica, il turismo, la cultura. Nel contesto geopolitico c’è chi cresce e chi diminuisce. Proprio per questo resta alta la tensione nello Stretto di Taiwan. In occasione di un’ispezione navale nel Guangdong a conclusione delle esercitazioni aero-navali cinesi attorno all’isola di Taiwan, il presidente cinese Xi Jinping ha dunque chiesto alle sue forze armate di serrare i ranghi e di “rafforzare l’addestramento nella direzione di combattimenti veri” invitando ad “approfondire la ricerca su questioni belliche e operative, a innovare concetti e metodi di combattimento e di addestramento” collegati ai casi specifici. Si tratta, secondo il leader comunista ripreso dalla tv statale CCTV di passaggi necessari per arrivare a “forze armate di classe mondiale sotto tutti gli aspetti”. Le parole di Xi arrivano d’altronde all’indomani della dichiarazione congiunta rilasciata da Stati Uniti e Filippine, in cui è tra l’altro menzionato che le due parti promuoveranno il rapido dispiegamento di nuove quattro basi militari americane nelle Filippine. Saranno utilizzate, precisa Washington, per sostenere il paese asiatico in caso di disastri naturali, ma anche per rafforzare la politica di “deterrenza” nei confronti della Cina. Ecco un modo diverso di porsi verso il mondo. Chi propone collaborazione per migliorare la vita dell’uomo, chi impone basi militari a paesi colonizzati. La guerra si è estesa per opera di questi ultimi, si fermerà quando i primi avranno saputo portare armonia e pace, rinsaldando rapporti umani con la saggezza di storie millenarie.
Nove anni fa iniziava la guerra nel Donbass
