di Andrea Lucidi
La Russia nel 2015 ha schierato il sistema missilistico S-400 nella base aerea di Hmeymim, in Siria. Il dispiegamento è avvenuto subito dopo l’abbattimento di un Su-24 russo da parte della Turchia, che stava svolgendo operazioni militari in Siria. Il giorno seguente, il presidente Vladimir Putin ha annunciato l’invio del sistema S-400 per proteggere le operazioni aeree russe. Il 26 novembre, immagini del sistema missilistico sono apparse sui media russi.
Questo dispiegamento ha messo in allerta i militari statunitensi, che avevano già notato la presenza di radar associati al sistema S-400 all’inizio di novembre. Gli S-400 sono ora operativi in una vasta area della Siria, creando una zona di ingaggio dei missili che copre quasi tutto il paese e le aree limitrofe, inclusa la base aerea USA di Incirlik, in Turchia.
Fonti russe affermano che le difese aeree russe avrebbero abbattuto 13 missili israeliani sopra la Siria nell’ultimo fine settimana, durante un tentativo di attacco a Tartus, sulla costa mediterranea. Sebbene non confermata, questa notizia evidenzierebbe la crescente importanza strategica delle basi russe in Siria, soprattutto a Latakia e Tartus, e il loro ruolo cruciale nel teatro della guerra in Palestina.
L’S-400 è uno dei sistemi di difesa aerea più avanzati al mondo, capace di ingaggiare bersagli a 400 chilometri di distanza e intercettare anche missili ipersonici, rendendo lo spazio aereo siriano uno dei più sorvegliati del mondo. Questo complica le operazioni di Israele che nell’ultimo anno hanno hanno iniziato a prendere di mira anche il territorio siriano, con ripetuti bombardamenti dal 7 ottobre 2023 contro l’aeroporto di Damasco. Operazioni che ora si stanno estendendo fino a minacciare anche le città di Tartus e Latakia, dove sono state acquistate le truppe russe impegnate contro lo Stato Islamico.