Sudan, qualcuno ha visto Victoria Nuland?
di Fabio Belli
Il sottosegretario di Stato per gli affari politici degli Stati Uniti, Victoria Nuland, ha incontrato il 9 marzo scorso i vertici dell’Unione africana per promuovere la sicurezza in Africa, compresa la transizione democratica in Sudan.
Neanche un mese dopo nella capitale del paese africano è esplosa una sanguinosa guerra civile tra l’esercito guidato dal generale Abdel-Fattah Al-Burhan e i paramilitari delle Forze di sostegno rapido guidate dal numero due della giunta militare, Mohamed Hamdan Dagalo.
Una coincidenza tutt’altro che marginale visti i precedenti di Victoria Nuland, attrice principale del putsch ucraino del 2014.
Un punto in comune tra l’Ucraina e il Sudan emerge anche dalla notizia diramata nei giorni scorsi dall’OMS, che allerta di un “alto rischio di pericolo biologico” nel paese africano per la presenza, come in Ucraina e in altri ex paesi sovietici, di laboratori biologici messi in piedi dal Pentagono. Proprio nel marzo 2022 la stessa Nuland ammetteva inequivocabilmente l’esistenza di tali biolaboratori.
Nonostante l’attuale situazione in Sudan abbia origine nel colpo di Stato dell’ottobre 2021, le interferenze e gli interessi dietro le quinte non mancherebbero dunque e non si tratterebbe solo della presenza del “Re Mida al contrario” Victoria Nuland. Il 23 febbraio 2022, un giorno prima dell’inizio dell’operazione speciale in Ucraina, l’attuale leader delle forze di supporto rapido sudanese ha visitato Mosca. Successivamente Washington ha a più riprese ammonito la leadership di Khartoum sull’eventuale concessione di una base navale nel Mar Rosso alla Russia, interessandosi improvvisamente alla questione della democrazia in Sudan.
Il bilancio di alcuni giorni fa dell’Oms conta 413 morti e oltre 3.500 feriti. Nonostante gli sforzi e l’interesse della Nuland per la democrazia africana.