di Gionata Chatillard
I profitti del Canale di Suez sono diminuiti del 23% durante l’anno fiscale che va dal 1° luglio 2023 al 30 giugno 2024. A riferirlo è la stessa azienda che gestisce la circolazione dello stretto egiziano, informando che dai 9,4 miliardi di ricavi dell’anno precedente si è passati ai 7,2 degli ultimi 12 mesi. Le entrate sono quindi diminuite di circa 1/4, così come il transito delle navi, sceso da quasi 26.000 a poco più di 20.000.
La causa del calo non è un mistero per nessuno, dato il contesto bellico in cui si trova immerso il Canale di Suez, da cui normalmente passa fra il 12 e il 15% del commercio globale. Da novembre dello scorso anno, lo Yemen ha infatti iniziato ad attaccare le imbarcazioni in transito nel Golfo di Aden e nel Mar Rosso ritenute in qualche modo vincolate a interessi israeliani. Numerose navi hanno da allora scelto di cambiare rotta, circumnavigando tutto il Continente africano. Altre aziende hanno invece preferito abbandonare direttamente le rotte marittime optando per il trasporto terrestre.
Il fatto che l’obiettivo delle offensive yemenite, ovvero quello di costringere il Governo israeliano a sospendere l’operazione militare a Gaza, non sia ancora stato raggiunto, lascia presagire per il futuro un ulteriore diminuzione del traffico nel Canale di Suez. Anche perché il calo delle entrate appena annunciato fa riferimento a un periodo in cui durante 4 mesi non ci sono stati attacchi. Proprio per questo, prendendo in analisi solo il primo trimestre del 2024, il crollo registrato su base annua sarebbe arrivato a sfiorare il 60%, secondo dati riportati recentemente dalla Banca Centrale d’Egitto. Numeri che, dati gli ultimi sviluppi in Medio Oriente, non sembrano affatto destinati a migliorare, almeno a breve termine.