di Gionata Chatillard
Per le milizie dell’opposizione iraniana non c’è più posto in Albania. I Mojahedin del Popolo Iraniano stanno cercando una nuova sistemazione dallo scorso giugno, ovvero da quando le autorità di Tirana si erano scontrate con il gruppo armato facendo irruzione nella sua base operativa. Tuttavia, la nuova destinazione dei miliziani è tutt’altro che certa. All’inizio si era parlato della Francia, quartier generale di Maryam Rajavi, presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, ma l’accordo con il Governo di Parigi questa volta non c’è stato. Oggi Germania e Canada sono i principali candidati a ospitare, con armi e bagagli, i membri di un’organizzazione da sempre cullata da Washington, pronta ad affidare nuove provocazioni e destabilizzazioni.
Per Teheran, i Mojahedin del Popolo Iraniano sono invece un gruppo terrorista responsabile di migliaia di morti. Opinione ormai condivisa anche dall’Albania, che oltre ad aver intimato ai miliziani di lasciare il paese ha anche consegnato al Governo iraniano il materiale sequestrato nel raid di giugno. Tirana ha infatti parlato esplicitamente di “attacchi terroristici e informatici contro paesi stranieri”, imponendo un rigido coprifuoco e tagliandogli la connessione a internet.
Al di là della nuova collocazione del gruppo armato, i cui membri temono ora di essere arrestati, si tratta quindi di una vittoria diplomatica per Teheran, che proprio in questi giorni festeggia anche un export da record nel settore petrolifero. Il tutto nonostante le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, che nel nuovo contesto di multipolarità non sono più efficaci come prima. È infatti Washington stessa ad aver deciso di chiudere un occhio sulle vendite del greggio iraniano, dal momento che l’obiettivo principale della Casa Bianca in questo momento è calmierare i prezzi dell’energia per compensare i tagli alla produzione annunciati dall’OPEC+. Una mossa che però rischia di mettere le ali all’economia cinese, con Pechino che sta facendo incetta di petrolio iraniano approfittando dell’informale rilassamento delle sanzioni voluto proprio dagli Stati Uniti.