di Gionata Chatillard
Ci sono voluti gli idranti per disperdere i manifestanti filo-palestinesi diretti verso la base turca di Incirlik, che da anni ospita le forze statunitensi ed è attualmente utilizzata dal Pentagono per fornire assistenza militare a Israele. Le proteste contro la presenza di truppe anglosassoni in questa zona sono piuttosto frequenti, ma questa volta il contesto è decisamente più rovente che in altre occasioni. Non solo per l’assedio israeliano a Gaza, ma anche perché la manifestazione si è svolta poche ore prima dell’arrivo ad Ankara di Antony Blinken.
Il massimo rappresentante diplomatico degli Stati Uniti ha fatto tappa nella capitale turca come parte del suo tour mediorientale, senza però essere ricevuto da Erdogan, che nelle ultime settimane ha decisamente alzato i toni contro il Governo Netanyahu. Ad aspettare Blinken c’era invece il ministro degli Esteri Hakan Fidan, che poche ore prima aveva richiamato l’ambasciatore israeliano in segno di protesta per l’offensiva contro i palestinesi di Gaza.
La protesta contro la base di Incirlik -che secondo alcune fonti filo-occidentali sarebbe stata sponsorizzata dall’Intelligence turca- è stata organizzata dalla Fondazione per gli Aiuti Umanitari, conosciuta per la sua sigla inglese IHH. Si tratta dello stesso movimento che nel 2010 guidò una flottiglia con l’obiettivo di fornire aiuti ai palestinesi sfidando il blocco navale di Gaza. Un episodio che provocò la reazione delle forze israeliane, che intercettarono l’imbarcazione causando la morte di una decina di cittadini turchi. Quanto bastò perché i due paesi decidessero di rompere le relazioni diplomatiche, poi faticosamente ricostruite negli ultimi mesi. L’attuale offensiva israeliana ha però riportato indietro le lancette dell’orologio, scatenando le proteste della popolazione turca non solo contro Netanyahu, ma anche contro il suo fedele alleato statunitense, che nel paese euroasiatico -cosí come in molti altri- sembra ormai aver messo le radici.