di Fabio Belli
Dopo il governo israeliano, anche quello francese fa marcia indietro a seguito delle proteste. Il primo ministro, Élisabeth Borne, ha infatti invitato i sindacati a discutere la controversa riforma delle pensioni.
Le parti sociali avevano sollecitato una mediazione con il governo. Mediazione che è stata concessa stamani, quando la premier francese ha chiesto di ricevere, nei primi giorni della prossima settimana, i rappresentanti sindacali. Secondo quanto riferito dall’entourage governativo, l’invito è rivolto alle otto organizzazioni dell’intersindacale.
Le riforme pensionistiche, oltre a quelle della giustizia, come avvenuto in Israele, sembrano dunque il nuovo pomo della discordia fra governi e popolazione visto che anche in Repubblica Ceca si starebbe discutendo una revisione simile a quella del paese transalpino. Il disegno di legge, proposto dal ministro delle finanze Sbynek Stanjura, prevede l’innalzamento dell’età pensionabile da 65 a 68 anni.
Il provvedimento ha rinvigorito nel Paese le manifestazioni antigovernative, iniziate già nel settembre 2022 a causa della crisi energetica e dell’inflazione. I lavoratori della Repubblica Ceca, sia del comparto pubblico che privato, oltre a scongiurare la riforma delle pensioni, chiedono a gran voce anche adeguamenti salariali.
Non a caso, già nel 2019, Bruxelles raccomandava a 15 membri dell’Unione europea di riformare i propri sistemi pensionistici. Raccomandazione che è stata reiterata nel 2022 con il varo del piano Next Generation EU. Nel dicembre scorso la Commissione europea, secondo quanto riferito da Euractiv, aveva inserito in lista nera 9 dei 15 paesi in quanto non avrebbero tempestivamente effettuato le riforme del sistema previdenziale. Tra questi vi erano proprio Francia e Repubblica Ceca, ma anche Germania, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia e, dulcis in fundo, si fa per dire, Italia.