di Jeff Hoffman
Proseguono da settimane i disordini in Val di Susa dove, a partire dal campeggio “Lotta No Tav” del 12 luglio, gli attivisti hanno intrapreso numerose iniziative di lotta contro i cantieri dell’alta velocità.
Lo scorso fine settimana, in occasione del Festival della Felicità organizzato dal movimento No Tav, si sono succeduti attacchi al cantiere di Val Clarea, a Chiomonte, dove durante la marcia “contro lo sfruttamento dei territori e contro il genocidio in Palestina” alcuni attivisti hanno cercato di aprirsi un varco attraverso le recinzioni.
Invaso anche un tratto dell’autostrada del Frejus che le forze dell’ordine hanno temporaneamente chiuso al traffico nel tratto Torino-Bardonecchia.
Gli scontri dislocati con la polizia hanno lasciato a terra due agenti contusi dalle sassaiole. Almeno 55 gli attivisti denunciati finora dalla DIGOS di Torino.
Il dato di fatto è che, nonostante le dichiarazioni del ministro Salvini, i lavori sul lato italiano del cosiddetto tunnel base non sono mai partiti e, come denunciato dagli attivisti, l’area del cantiere di Chiomonte è chiusa e militarizzata dall’ormai lontano 2011.
Oltre la cortina di fumo delle proteste contro l’alta velocità restano, nero su bianco, le sempre più numerose inchieste giudiziarie sui cantieri, le infiltrazioni mafiose e, di conseguenza, gli interminabili rinvii.