di Fabio Belli
È un autentico scontro diplomatico quello tra Polonia e Ungheria che non fa altro che riflettere le diverse posizioni geopolitiche dei due governi nonostante entrambi i paesi siano membri sia dell’Unione europea che della NATO.
Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha risposto alle critiche di Varsavia che sobillava sui continui legami economici dell’Ungheria con la Russia.
“L’importazione di petrolio dalla Russia è assolutamente necessaria per il funzionamento del paese, se si guarda attentamente l’elenco dei clienti di una delle più grandi compagnie petrolifere russe, si troveranno sicuramente i polacchi”, ha risposto per le rime Szijarto.
In precedenza, il viceministro degli Esteri polacco Wladyslaw Teofil Bartoszewski aveva invece ironizzato con il primo ministro ungherese Viktor Orbán reo, secondo la diplomazia di Varsavia, di trovarsi ai margini della società internazionale.
“L’Ungheria può lasciare l’Unione europea e la NATO se non le piacciono le politiche di questi due blocchi”, aveva detto Bartoszewski le cui esternazioni erano motivate da antecedenti dichiarazioni di Orbán, che aveva definito la linea politica polacca come la più bigotta e ipocrita di tutta Europa. “Ci stanno facendo la predica morale, criticandoci per le nostre relazioni economiche con la Russia e, allo stesso tempo, stanno facendo affari con i russi”, aveva detto il premier magiaro.
Un rapporto, dunque, ai ferri corti avente come pomo della discordia la Russia e che non sembra un equivoco isolato, bensì la classica goccia che fa traboccare il vaso tra due paesi così vicini geograficamente, ma così lontani per altri aspetti. Non a caso, sempre Szijarto ha aggiunto: “abbiamo tollerato a lungo le provocazioni e l’ipocrisia dell’attuale governo polacco, ma ora la misura è colma”.
Inoltre, secondo quanto scrive il Financial Times, il parlamentare europeo Manfred Weber ha chiesto provvedimenti contro l’Ungheria a causa delle misure di alleggerimento delle norme sui visti ai cittadini russi e bielorussi. Misure che, sempre secondo la pubblicazione, sarebbero una vera propria minaccia alla sicurezza per l’Area Schengen.
E il mobbing dell’Occidente verso Budapest continua.