di Elisa Angelone
Il governo Meloni si mette di traverso alla nuova direttiva europea sulle emissioni industriali. Direttiva approvata lo scorso 16 marzo presso il Consiglio europeo dai ministri dell’Ambiente dei paesi membri e che si propone di regolamentare le emissioni inquinanti degli impianti industriali e delle aziende zootecniche al fine di salvaguardare l’ambiente e la salute di persone e animali. Come si legge in una nota ufficiale del Consiglio europeo, gli allevamenti intensivi sarebbero tra le principali cause di inquinamento atmosferico, ad esempio per la produzione di CO2 e di ammoniaca.
La novità della recente direttiva è il fatto che riguarderà non solo gli allevamenti di pollame e suini, ma anche gli allevamenti di bovini con più di 350 unità di bestiame adulto. Questi impianti saranno tenuti a rispettare determinati limiti in termini di emissioni nocive, smaltimento dei rifiuti e sostenibilità e dovranno conformarsi ad una specifica autorizzazione rilasciata dalle autorità nazionali. L’obiettivo è in generale quello di migliorare le condizioni di vita degli animali negli allevamenti intensivi e ridurre l’inquinamento ambientale, con vantaggi stimati per oltre 5 miliardi di euro.
Rispetto ai paesi che sostengono fortemente l’iniziativa, come Danimarca, Finlandia e Olanda, l’Italia, in netta minoranza, si pone controcorrente, sostenendo che le soglie stabilite dalla direttiva per gli allevamenti di bovini sarebbero “inaccettabili” e metterebbero a rischio un settore produttivo di primaria importanza in Europa. Il governo italiano ha dunque votato contro il testo della direttiva che Roma definisce “ammazza stalle” e ingiustificabile sulla base dei dati delle emissioni.
D’altra parte, da una recente inchiesta di Greenpeace Italia sarebbe emerso come l’Italia continui a stanziare milioni di Euro di fondi pubblici negli allevamenti intensivi, alimentando quindi le lobby della carne. Un business a cui si aggiunge ora anche quello delle “Nuove Tecniche Genomiche” (NTG) in agricoltura che il governo Meloni intende sdoganare già quest’anno sacrificando ancora una volta la natura e la salvaguardia della biodiversità agli interessi delle multinazionali e mettendo a rischio la qualità e la genuinità dei prodotti agricoli del nostro Paese.