di Jeff Hoffman
La nuova fabbrica intelligente della Xiaomi, a Pechino, è completamente automatizzata e produrrà un milione di cellulari all’anno, uno ogni tre secondi, senza neanche l’ombra di un lavoratore umano.
Undici linee di produzione gestite da un unico software definito “Xiaomi Pengpai Intelligent Manufacturing Platform” che, come ha spiegato Lei Jun, fondatore e CEO di Xiaomi, è la vera innovazione della struttura perché attrezzata con un’intelligenza artificiale che, a suo dire, sarebbe dotata di capacità di autopercezione, autodecisione e autoesecuzione, rendendo l’essere umano sempre più vicino all’inutilità.
Come precisa la rivista scientifica New Atlas, questo sistema è in grado di diagnosticare autonomamente i problemi, ottimizzare i processi produttivi e gestire digitalmente ogni fase della produzione, dall’approvvigionamento delle materie prime, fino alla consegna del prodotto finale, compresa la pulizia dell’ambiente che deve necessariamente essere priva di polveri.
Sempre in termini di innovazione la Cina ha inoltre appena sfornato un nuovo prototipo chiamato Kaituo 2, sviluppato dall’Università Jiao Tong di Shanghai, capace di immergersi fino a circa 6.000 metri di profondità nell’oceano Pacifico occidentale per raccogliere metalli rari dal fondo oceanico.
Il Kaituo 2 somiglia un po’ a un carro armato, dotato di un sistema di raccolta e stoccaggio del minerale e di un cavo ombelicale che lo collega alla superficie.
Un nuovo mercato, quello dell’estrazione di metalli dai fondi marini, verso cui stanno correndo numerosi paesi come il Giappone, Canada, India, Isole Cook e altri ancora.
Ciò che emerge dalla logica di mercato è che Xiaomi si è così candidata a sorpassare in produzione e vendite i suoi competitors e, nel frattempo, liberarsi dall’eterno problema della classe lavoratrice che, guarda un po’, continua a pretendere di avere diritti.