di Gionata Chatillard
Lasciatasi alle spalle la lunga paralisi diplomatica dovuta alle restrizioni pandemiche, la Cina è tornata negli ultimi mesi con forza sulla scena internazionale. Dopo vari incontri con i massimi rappresentanti del mondo politico ed economico statunitense, Xi Jinping si è riunito ieri a Pechino con Rodrigo Duterte. Obiettivo del capo di Stato cinese è quello di sfruttare le buone relazioni con l’ex presidente filippino per fare leva su Manila in un momento di grande tensione intorno allo Stretto di Taiwan.
A preoccupare Pechino è soprattutto il riavvicinamento che si è consumato fra l’arcipelago asiatico e Washington da quando Ferdinand Marcos Jr. è arrivato al Potere un anno fa. Proprio per questo, tanto Cina come Stati Uniti sono impegnati da tempo in un’intensa campagna di reclutamento nel Sud-Est asiatico, volta a puntellare alleanze strategiche con i paesi della regione in vista di un possibile conflitto. Non a caso, negli ultimi giorni è passato da Pechino anche il primo ministro delle Isole Salomone, che non appena è tornato a casa ha immediatamente denunciato ingerenze da parte di Washington e Canberra.
Allargando ulteriormente gli orizzonti diplomatici di Pechino, da segnalare c’è poi la prima visita ufficiale in Cina di Abdelmadjid Tebboune. Invitato personalmente da Xi, il presidente algerino è arrivato nel paese asiatico dopo aver siglato un accordo strategico di collaborazione quinquennale con la Repubblica Popolare, ma anche a pochi giorni di distanza dal suo incontro a Mosca con Vladimir Putin. Oltre alla relazione bilaterale con Pechino, sul tavolo c’è infatti l’adesione di Algeri ai BRICS, una mossa che permetterebbe all’alleanza multilaterale di avere un’importante voce in capitolo anche nel Mediterraneo Occidentale.