di Gionata Chatillard
È sempre più netta la spaccatura fra mondo a trazione angloamericana e mondo multipolare. A dimostrarlo c’è la pseudo-conferenza di pace tenutasi questo weekend in Svizzera per trovare una soluzione -o per fare finta di trovare una soluzione- alla guerra in Ucraina. Oltre all’assenza della Russia e al boicottaggio di un peso massimo come la Cina, il documento finale partorito dal meeting di Lucerna non è neanche stato sottoscritto da tutti i paesi presenti. Se da una parte può sorprendere l’ok dato da nazioni come Serbia, Ungheria e Turchia, dall’altra si sono chiamate fuori dalla dichiarazione congiunta Armenia, Bahrain, Brasile, Giordania, India, Indonesia, Iraq, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Tailandia, Emirati Arabi Uniti e Vaticano. Inoltre, le assenze illustri sono state tante, a cominciare da Joe Biden, che ha preferito sfilarsi e mandare la sua vice Kamala Harris, che ha comunque tolto il disturbo appena ha potuto, così come del resto ha fatto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Non certo un successo per un evento votato comunque al fallimento, dal momento che gli organizzatori pretendevano di risolvere il conflitto in corso senza neanche convocare una delle parti in causa.
Proprio per questa ragione, Pechino ha chiesto che “il più presto possibile” possano tenersi dei veri colloqui di pace, ovvero delle negoziazioni a cui possa partecipare anche Mosca. Washington ne ha subito approfittato per screditare la Cina, affermando che la Repubblica Popolare ha detto “no” al meeting svizzero perché così le sarebbe stato suggerito da Vladimir Putin. La Casa Bianca gioca così ad accomunare sempre di più Mosca e Pechino, che agli occhi dell’opinione pubblica statunitense stanno ormai diventando un’unica minaccia indistinta.
Agli occhi dell’altra metà del mondo, invece, il tandem russo-cinese è una realtà emergente con cui è bene non perdere i contatti. Per questa ragione, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan sta facendo di tutto per accelerare l’entrata del suo paese nei BRICS. A margine del vertice italiano del G7, il leader del paese euroasiatico ha infatti avuto un incontro bilaterale con il suo omologo brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, che ha già detto di voler sostenere la candidatura di Ankara. Vedere il primo paese della NATO entrare nei BRICS sembra quindi ormai solo una questione di tempo.