di Fabio Belli
“Gli effetti economici negativi della guerra pongono un onere pesante sulle vite di tutti i giorni per i nostri cittadini e sulla competitività dell’Unione europea”. E’ quanto si legge in una lettera, datata 5 luglio, indirizzata dal premier magiaro Orbàn al presidente del Consiglio europeo Charles Michel e ad altri leader UE.
Nella missiva, il premier ungherese riporta le impressioni avute in seguito all’incontro con Putin. Secondo la tesi di Orbàn all’orizzonte vi sarebbe un’opportunità più grande per un cessate il fuoco e per un percorso verso colloqui di pace. Motivo per cui il premier ungherese esorta i 27 a prendere l’iniziativa, in una fase in cui la leadership politica degli Stati Uniti è limitata a causa della campagna elettorale in corso.
La lettera di Orbàn non serve certo a evitargli la gogna dell’intero consesso comunitario. Domani una ventina di Stati membri dell’Ue intendono affrontare l’Ungheria al Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, dove accuseranno Viktor Orban di slealtà per aver assunto una condotta contraria al Consiglio Europeo.
Nel frattempo, gli alleati della Nato, riuniti al vertice di Washington, scriveranno nella dichiarazione finale che il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’alleanza è “irreversibile”. Lo riferisce un funzionario ucraino a Politico. Sempre da fonti NATO, si apprende che 500mila uomini sarebbero in stato di prontezza al combattimento in Europa dell’Est per la paura di un’aggressione da parte della Russia.
E per l’Occidente il bastian contrario più temibile è sempre Budapest. Secondo il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, la situazione nel conflitto russo-ucraino sarebbe in peggioramento. “C’è solo una soluzione per fermare la distruzione insensata, un cessate il fuoco e negoziati di pace”, scrive il capo della diplomazia ungherese su Facebook, anticipando che a Washington l’Ungheria sosterrà una missione di pace. “La NATO sta pianificando una missione a sostegno dell’Ucraina. Ci asterremo da questo: non forniremo armi, non invieremo soldati, non parteciperemo ai finanziamenti”, ha concluso il ministro.
Per il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sullo sfondo dell’incontro a Washington, starebbe ad hoc la trovata pubblicitaria di Kiev per impressionare i vertici dell’Alleanza. Il riferimento è chiaramente al missile che ha colpito un ospedale pediatrico nella capitale ucraina che, secondo la stampa occidentale e le Nazioni Unite, è di matrice russa. “Le forze armate russe colpiscono solo le infrastrutture critiche e il potenziale militare dell’Ucraina”, ha detto Peskov, che ha ribadito la tesi del ministero della Difesa russo, secondo cui a colpire l’ospedale sarebbe stato il missile di difesa aerea ucraina utilizzato in modo errato.
Ma a tutto c’è una soluzione. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha infatti fatto sapere che una delle misure che saranno prese durante il vertice di Washington sarà quella di rafforzare proprio la difesa aerea ucraina.
Se la NATO è pronta al combattimento, altrettanto lo sono le Forze Armate Israeliane che oggi hanno assassinato Hajj Abu Al-Fadl, l’ex guardia del corpo del segretario generale di Hezbollah Nasrallah. L’uccisione è avvenuta dopo che un attacco aereo ha preso di mira la sua auto sulla strada Damasco-Beirut, vicino al checkpoint di Yafour-Al-Saboura. Si attende la risposta di Hezbollah.
L’Iran, tramite il suo presidente neo eletto Pezeshkian, ha dichiarato durante una telefonata con Putin che Teheran è pronto a firmare un accordo di partenariato strategico globale con Mosca già in ottobre al vertice BRICS di Kazan.