di Jeff Hoffman
La questura di Torino ha appena eseguito altre otto misure cautelari nei confronti di altrettanti militanti del Movimento contro l’Alta Velocità franco-piemontese.
I fatti stavolta contestati ai militanti si sono verificati in due diversi episodi nonviolenti nell’estate del 2022, il 30 giugno e il 15 settembre, quando i manifestanti riuscirono a bloccare temporaneamente prima gli scavi poi il passaggio dei camion che trasportavano il materiale risultante dagli scavi. “Erano spuntate due trivelle e i cittadini erano estremamente preoccupati”, si legge in un comunicato stampa pubblicato dal Movimento il 30 giugno di quell’anno. Trivelle che, in quel caso, erano destinate a monitorare una delle conseguenze più disastrose degli scavi, cioè la devastazione, sottrazione e inquinamento delle falde acquifere.
Si tratta, litro più litro meno, della sottrazione annua di 100 milioni di mc di acqua soltanto per il tunnel transfrontaliero.
Mentre la Francia si accinge a rinviare di dieci anni la prosecuzione dei lavori e l’Associazione Pro Piemonte deposita un esposto alla Procura della Repubblica del Tribunale di Torino sulla questione idrica, la Polizia di Stato del capoluogo piemontese, in fase preliminare delle indagini, limita la libertà degli otto indagati che saranno adesso soggetti all’obbligo di firma presso la questura.
La Società ferroviaria francese, d’altro canto, ha escluso il Piemonte dal progetto di Alta Velocità francese che guarda, invece, la tratta Milano-Nizza. In ogni caso, la regola “due pesi e due misure”, anche per le proteste, è ormai certificata.