Palestina: nessuna tregua in vista
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La popolazione araba di Gerusalemme è di nuovo scesa in piazza a protestare contro le violenze, questa volta armata di pistole ed M-16. Oggi però anche molti cristiani hanno iniziato a prendere parte alle manifestazioni sia nella West Bank che a Gerusalemme. Il Vescovo di Ramallah è stato visto in strada a protestare pacificamente, mentre a Gerusalemme diversi parroci sono stati visti tirare pietre alle forze israeliane, che per ora evitano il confronto, mentre il ministro della Sicurezza Nazionale, Yoni Amir Ohana, afferma che, grazie all’aiuto dei servizi segreti, sono stati identificati e arrestati nella città di Lod almeno un migliaio di palestinesi accusati dei disordini dei giorni scorsi. Intanto, come conseguenza dei bombardamenti israeliani che continuano incessantemente, l’Ufficio della Centrale di Energia di Gaza ha annunciato che non potrà più fornire corrente elettrica ai cittadini. Il valico commerciale di Kerem Shalom, dal quale transita il combustibile per la centrale elettrica, è stato infatti chiuso negli ultimi giorni dalle autorità israeliane, che proprio oggi stavano valutando una sua possibile riapertura.
Fortemente danneggiati anche l’ospedale Beit Hanoun e il centro medico Shohada Daraj, entrambi a Gaza. I piloti dell’aviazione israeliana hanno colpito 65 obiettivi militari tra sale operative sotterranee e depositi di armi, oltre ad aver annientato un’intera squadra di membri di Hamas. Più a nord, i miliziani libanesi hanno provato a lanciare alcuni razzi contro Israele, ma nessuno di questi è andato a segno, non essendo neanche riusciti a raggiungere il territorio del paese vicino.
Sul piano diplomatico, il governo israeliano ha ringraziato Washington per aver bloccato per la terza volta in una settimana la risoluzione dell’Onu per un cessate il fuoco, un’iniziativa firmata da Cina, Norvegia e Tunisia. Pechino ha sottolineato che l’unica posizione contraria alla risoluzione proposta dal Consiglio di Sicurezza è proprio quella di Washington. Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ribadito il diritto di Israele di difendersi, affermando però di lavorare per una tregua con l’Egitto e con altri partner della regione. Difficilmente la Casa Bianca chiederà aiuto all’Iran, che assieme alla Turchia esige la fine immediata del massacro del popolo palestinese, provando a coinvolgere anche il Vaticano.
Benjamin Netanyahu ha però deciso di tirare dritto nonostante gli appelli internazionali. Il primo ministro sta in queste ore discutendo con il titolare della Difesa, Benny Gantz, un modo per risolvere l’impasse politica e trovare un accordo di Governo. La soluzione potrebbe essere proprio quella di un’alternanza fra questi due leader alla cabina di pilotaggio del prossimo Esecutivo israeliano.
Mentre i politici d’Israele negoziano l’uscita dalla crisi politica interna, cresce senza sosta il numero degli sfollati palestinesi, che hanno anche assistito impotenti alla distruzione del principale hub vaccinale di Gaza. Stando agli ultimi dati, almeno 40mila sarebbero le famiglie rimaste senza un tetto sulle loro teste
☀️ A cura di Margherita Furlan
☀️ Con la collaborazione di Fabio Frabetti, Jeff Hoffman, Gianmarco Maotini, Fabio Belli, Gionata Chatillard
☀️ Editing di Gennaro Gargiulo e Mattia Di Nunzio
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