di Gionata Chatillard
Nonostante ingenti investimenti e campagne pubblicitarie asfissianti, il Metaverso di Mark Zuckerberg non solo stenta a decollare, ma continua anche a perdere soldi. L’amministratore delegato di Meta non si vuole però dare per vinto, e invece di lasciare ha deciso di raddoppiare, provando a sfruttare gli schemi di vendita di quel capitalismo paternalista già ampiamente collaudato grazie alle dichiarate emergenze sanitarie e climatiche. Se l’universo parallelo della Big Tech statunitense non è ancora riuscito a convincere l’uomo della strada, occorrerà quindi fare leva su Governi e istituzioni pubbliche, in modo che la trasmigrazione nel Metaverso smetta di essere una libera scelta per diventare invece una necessità inaggirabile per il comune cittadino, che dopo essere stato ricattato su farmaci e veicoli elettrici potrebbe presto vedersi costretto a passare dal terreno virtuale anche per ricevere un’istruzione.
Per centrare questo obiettivo si è già messo al lavoro Nick Clegg, già vice premier britannico oggi al servizio di Zuckerberg come responsabile degli Affari Globali di Meta. In pratica, una sorta di ambasciatore incaricato di portare le scuole di tutto il mondo nel Metaverso. A spiegarlo è lui stesso in un’intervista concessa in questi giorni a Repubblica, nella quale chiede ai Governi di investire per poter offrire agli studenti “esperienze immersive”. In fondo, dice, si tratta solo di tagliare per primi il traguardo del futuro. Una corsa in cui sembrerebbe aver già preso un certo vantaggio l’Università di Camerino, in provincia di Macerata, osannata dallo stesso Clegg in quanto avrebbe già deciso di tenere il suo primo corso interamente nel Metaverso, ovvero con insegnanti e studenti che per partecipare alle lezioni dovranno indossare un visore.
Non si pensi, però, che a muovere l’ex vice premier britannico siano solo gli affari. Clegg, infatti, si dice estremamente preoccupato dal fatto che oggi, nelle antiquate scuole tradizionali, gli studenti vengano trattati “come i numeri di una fabbrica”. Il modo attuale di fare lezione è, secondo l’ambasciatore di Zuckerberg, profondamente “disumano”. E l’unico modo per poterlo umanizzare è quello di puntare su un nuovo modello di insegnamento che preveda l’uso dell’Intelligenza Artificiale, della realtà virtuale e di quella aumentata.
Nella neolingua di Meta, “umano” fa dunque rima con “digitale”. Il Metaverso, spiega Clegg, è infatti in grado di offrire esperienze decisamente più coinvolgenti e stimolanti di quelle della scuola tradizionale. Ragion per cui, insiste l’ex politico britannico, alle classi del futuro sarà bene assistere attraverso un avatar. Non più carta e penna, ma neanche tablet e computer. La scuola starà tutta in un visore. D’altronde, dice Clegg, alla tecnologia è inutile opporsi. “Meglio, quindi, farsela amica”, conclude l’ambasciatore di Meta, che forse non avrà ancora conquistato il cuore di tutti i cittadini, ma ha già fatto ampiamente breccia nella redazione de La Repubblica, che dopo aver ascoltato le sue profezie non ha esitato a definirlo come un “candidato ideale” per ricoprire il ruolo di ministro dell’Istruzione.