di Gionata Chatillard
Assieme alle truppe statunitensi, dall’Afghanistan sembra essersene andato anche l’oppio. A dirlo non sono i talebani, ma la stessa stampa occidentale. Un recente articolo della BBC parla infatti di una riduzione record delle coltivazioni di papavero, ottenuta per di più in pochissimo tempo. Il nuovo regime afgano, in poche parole, è riuscito in questione di mesi a fare ciò che gli Stati Uniti è la CIA non hanno voluto fare in 20 anni di occupazione militare, periodo in cui la produzione afghana di oppio era aumentata a dismisura. E questo nonostante i miliardi di dollari spesi da Washington, almeno ufficialmente, per eradicare la produzione e il traffico d’oppio nel paese asiatico.
A parlare chiaro, in questo caso, sono le immagini satellitari, che mostrano un drastico ridimensionamento delle coltivazioni. Difficile fornire dati precisi, ma gli esperti arrivano a parlare di una riduzione dell’80% in un solo anno. Tuttavia, nella sola regione meridionale di Helmand, roccaforte talebana e cuore della produzione di oppio in Afghanistan, il calo rasenta il 100%, e dove prima c’erano papaveri adesso ci sono campi di grano.
Il drastico ridimensionamento delle coltivazioni voluto dai talebani non è però sempre una buona notizia per la popolazione locale, che con l’oppio guadagnava sicuramente di più che col frumento. Eppure, dopo aver temporeggiato per quasi un anno, il Governo afgano ha deciso di non fare più sconti a nessuno, decretando nell’aprile del 2022 il divieto assoluto di produrre oppio. Da allora, unità antidroga composte da uomini armati hanno iniziato a rastrellare tutto il paese distruggendo decine di migliaia di ettari di coltivazioni. Azioni che in diverse occasioni hanno portato a scontri violenti con gli agricoltori, e almeno una volta anche alla morte di un civile.
Dove invece le morti potrebbero diminuire, almeno quelle per overdose, è in Occidente, dal momento che l’Afghanistan sotto tutela statunitense produceva oltre l’80% dell’oppio mondiale. Sul mercato nero mancherà quindi buona parte della materia prima necessaria per la produzione dell’eroina. Anche se in realtà, come già avviene nel campo dell’alimentazione, anche in quello degli stupefacenti il sempre moderno Occidente è già passato all’ingegnerizzazione, ovvero a sostanze sempre più artificiali. Tanto che più che l’eroina, a preoccupare oggi le famiglie americane sono gli oppioidi sintetici come il fentanyl, che dopo essere stati sdoganati da Big Pharma continuano a mietere decine di migliaia di vittime ogni anno, trasformando le periferie statunitensi in veri e propri quartieri di zombi. Il tutto mentre in Afghanistan sono tornati, molto semplicemente, a coltivare il grano.