di Gionata Chatillard
Cresce il pressing della destra spagnola sul Governo socialista di Pedro Sánchez, sempre più incalzato dall’opposizione sulla questione delle elezioni venezuelane. Su iniziativa del Partito Popolare, il Congresso dei Deputati ha infatti ufficialmente chiesto all’Esecutivo di riconoscere Edmundo González Urrutia come legittimo vincitore delle presidenziali. La votazione, andata in porto ieri grazie al sostegno di alcuni gruppi regionalisti abitualmente alleati dei socialisti, non ha un carattere vincolante, ma mette comunque alle strette Sánchez, dal momento che l’invito a riconoscere la vittoria del rivale di Nicolás Maduro proviene direttamente dal massimo organo di rappresentanza del popolo spagnolo.
Il premier, che ha già dato asilo politico a Urrutia, dovrà adesso calibrare bene le sue mosse. Da una parte, il rischio è quello di perdere non solo voti futuri, ma anche alleati presenti. In particolare quelli di sinistra, che non vedrebbero certo di buon occhio un totale allineamento alle posizioni di Washington sulla questione venezuelana. D’altra parte, però, il pericolo è quello di voltare le spalle al Parlamento spagnolo, che oltre a chiedere il riconoscimento di Urrutia, ha anche invitato Sánchez a farsi portabandiera della sua causa a Bruxelles, con l’obiettivo che il candidato dell’opposizione possa assumere la Presidenza il prossimo 10 gennaio.
Ancora non è chiaro quale strada prenderà il primo ministro spagnolo, ma certo è che, solo pochi giorni fa, il premier non aveva esitato a definire Urrutia come un “eroe”. Una posizione che ha confermato proprio oggi ricevendo il politico venezuelano nella sede ufficiale del Governo. Il tutto mentre Caracas minaccia di rompere le relazioni non solo diplomatiche, ma anche commerciali, con Madrid.
Nel testo approvato ieri dal Congresso spagnolo, i deputati giustificano le misure richieste a Sánchez con il rifiuto delle autorità venezuelane di divulgare tempestivamente i registri elettorali. Nelle ultime settimane, le denunce di “frode” da parte dell’opposizione del paese sudamericano hanno scatenato proteste che, per il momento, hanno portato all’arresto di oltre 2.000 persone, e alla morte di altre 25.