di Elisa Angelone
Sempre più consapevole dell’insperato ruolo di primo piano garantitole dall’impegno profuso per la causa di Kiev contro Mosca con il benestare di Washington, Varsavia ora sfida Bruxelles, accusata di essersi approfittata per anni dei paesi dell’Europa centro-orientale per i propri scopi. Lo sostiene il premier conservatore polacco Mateusz Morawiecki, che si oppone a quella che definisce un’eccessiva centralizzazione delle decisioni nelle mani di Bruxelles che fa dell’Unione Europea, di fatto, una “federazione”, minando gli interessi delle singole nazioni. Un concetto, questo, che il premier polacco aveva ben espresso la scorsa settimana durante un discorso presso l’università di Heidelberg, in Germania. “Niente salvaguarderà la libertà delle nazioni, la loro cultura, la loro sicurezza sociale, economica, politica e militare meglio degli Stati nazione. Qualsiasi altro sistema è illusorio o utopico”, aveva sentenziando Morawiecki alludendo al “neoimperialismo” di Bruxelles.
In questo modo Varsavia sembra voler raccogliere la frustrazione che la accomuna ai suoi vicini centro-orientali e farsi portavoce dei loro comuni interessi di fronte ai “potenti paesi occidentali”.
E così, durante un incontro a Bucarest con il suo omologo rumeno Nicolae Ciucă lo scorso 28 marzo, Morawiecki ha lanciato la proposta di creare una “nuova comunità economica” nella regione centro-orientale che comprenda Polonia, Romania e, neanche a dirlo, Ucraina.
Sottolineando la fruttuosa cooperazione economica tra Bucarest e Varsavia nel 2022, il premier polacco si è detto fiducioso del potenziale economico, commerciale e militare del triangolo con Romania e Ucraina. Un’iniziativa che senza dubbio è in linea con il nuovo protagonismo polacco e con le presunte aspirazioni territoriali di Varsavia.